UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TORINO - fasopo
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vuoti di potere a livello locale 550 . Nel caso etiopico, invece, si tratta di un processo<br />
promosso da una forza politica che si insedia alla guida di un stato caratterizzato da una<br />
lunga ed efficace tradizione di controllo ed amministrazione centralizzati del territorio.<br />
L’obiettivo, almeno sulla carta, è quindi quello di limitarne l’influenza e l’egemonia, in<br />
omaggio al principio dell’autodeterminazione della popolazione e dei gruppi nazionali<br />
locali 551 . Nella pratica, tuttavia, questo disegno si realizza alternando elementi di continuità<br />
e rottura rispetto ai regimi precedenti 552 .<br />
Inoltre, l’adozione di questo modello istituzionale è il risultato di un’elaborazione<br />
politica originale e di una decisione autonoma, che, soprattutto nella sua prima fase, non<br />
viene influenzata o imposta dalla comunità internazionale, ma rappresenta piuttosto la<br />
conseguenza delle rivendicazioni programmatiche e dell’esperienza concreta della lotta<br />
armata. Le disposizioni in materia di decentramento amministrativo precedono addirittura<br />
l’adozione della Costituzione federale del 1995, figurando ai primi posti dell’agenda del<br />
Governo di transizione. Così, con la “Proclamation N. 7/1992” 553 , vengono creati quattordici<br />
governi regionali, che successivamente la Costituzione federale del 1995 ridurrà a nove stati<br />
regionali e due distretti urbani autonomi. A questa decisione vengono successivamente<br />
accompagnate anche misure di decentramento fiscale, che prevedono meccanismi per la<br />
suddivisione e la redistribuzione delle risorse tra governo centrale e regioni, contenute nella<br />
“Proclamation N. 33/1992” 554 , con l’obiettivo di equilibrare la ripartizione delle risorse tra le<br />
varie regioni e colmare il divario tra esse in termini di crescita e sviluppo economico. Con la<br />
“Proclamation N. 41/1993” 555 vengono infine definiti poteri, doveri e responsabilità degli<br />
organi esecutivi a livello federale e regionale.<br />
A questa prima fase di decentramento, ne segue nel 2001 una seconda, che ha come<br />
obiettivo quello di approfondire ulteriormente il processo trasferendo competenze e risorse<br />
dalle regioni direttamente alle woreda. Questa decisione si concretizza nel “District Level<br />
550 Cfr E. Le Bris e T. Paulai, “Introduction thematique. Decentralisation et developements”, Afrique<br />
contemporaine, n° 221 2007/1, p. 21- 44, 2007<br />
551 Cfr J. Young, Regionalism and democracy in Ethiopia, Third World Quarterly, Vol. 19, No. 2, pp. 191-<br />
204, 1998.<br />
552 Cfr S. Planel, “Du centralisme à l’ethno-fédéralisme. La décentralisation conservatrice de l’Ethiopie”, op.<br />
cit.,<br />
553 Transitional Government of Ethiopia (TGE), Proclamation No. 7/1992: A Proclamation to Provide for the<br />
Establishment of National/Regional Self-Governments, Negarit Gazetta, 52 nd Year, N. 2, Addis Abeba, 1992.<br />
554 Transitional Government of Ethiopia (TGE), Proclamation No. 33/1992: A Proclamation to define the<br />
sharing of revenue between the central government and the national/regional self-governments, Negarit<br />
Gazetta, 52 nd Year, N. 7, Addis Abeba, 1992<br />
555 Transitional Government of Ethiopia (TGE), Proclamation No. 41/1993: A Proclamation to Define the<br />
Powers and Duties of the Central and Regional Executive Organs of the Transitional Goverment of Ethiopia,<br />
Negarit Gazetta, 52 nd Year, N.26, , Addis Abeba, 1992<br />
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