UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TORINO - fasopo
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trasferimento di una quota di funzionari dei ministeri centrali per potenziare gli uffici<br />
regionali, la struttura della burocrazia e i suoi effettivi non subiscono radicali cambiamenti.<br />
La continuità del sistema della pubblica amministrazione, per cui, in omaggio alla<br />
formula tocquevilliana, “la costituzione amministrativa rimane in piedi fra le rovine delle<br />
costituzioni politiche” 625 , è particolarmente evidente a livello locale, dove si materializza<br />
nelle strutture dei kebele. Questi istituzioni, create dal Derg in occasione della riforma<br />
agraria del 1974, sono inizialmente concepite come unità amministrative di autogoverno dei<br />
contadini. Nelle regioni degli altopiani settentrionali corrispondono di fatto ad aree di<br />
vicinato o parrocchiali preesistenti, di fatto laicizzando i legami comunitari prima strutturati<br />
lungo linee religiose 626 ; oppure ricalcano gli “iddir” 627 ufficialmente riconosciuti, che erano<br />
stati istituzionalizzati dal regime imperiale al fine di organizzare il consenso attorno ai<br />
candidati alle elezioni municipali e parlamentari e per mobilitare la folla in occasione di<br />
manifestazioni pubbliche 628 . Una volta realizzata la riforma agraria, a partire dal 1980<br />
l’autonomia dei kebele viene gradualmente erosa e limitata dal potere centrale, che,<br />
nominandone i vertici in base alla loro fedeltà politica e capacità di raccogliere le tasse, li<br />
trasforma di fatto in sue antenne per il controllo del territorio. Anche l’autonomia<br />
finanziaria viene ridimensionata, attraverso l’obbligo di trasferire ai livelli amministrativi<br />
superiori il ricavato dalla riscossione delle tasse, come oggi viene richiesto di fare alle<br />
amministrazioni delle woreda 629 .<br />
Per quanto considerati come espressione e manifestazione di un potere arbitrario,<br />
distante dalle esigenze e dalla volontà della popolazione e quindi dotati di scarsa<br />
legittimità 630 , i kebele vengono rivitalizzati dall’EPRDF, che si limita a ricambiarne i<br />
vertici, e li trasforma nel principale organo per l’esercizio del potere e del controllo a livello<br />
locale. Nonostante quest’operazione sia accompagnata dalla volontà di procedere anche a<br />
livello locale all’epurazione dei rappresentanti e dei quadri del WPE, non sono rari i casi di<br />
trasformismo e di continuità delle strutture e delle persone che assicurano e mediano<br />
l’interazione e l’integrazione del territorio locale con i centri di potere regionali e nazionali.<br />
periodo della transizione, cfr. N. Streamlau, The Press and the Consolidation of Power in Ethiopia and<br />
Uganda, op. cit.,<br />
625<br />
A. de Tocqueville, L’Antico Regime e la rivoluzione, BUR Saggi, Milano, 2006, p. 239.<br />
626<br />
Cfr S. Planel, “Du centralisme à l’éthno-fédéralisme. La décentralisation conservatrice de l’Ethiopie”, op.<br />
cit.<br />
627<br />
Gli iddir sono una forma tradizionale di associazione e assicurazione sociale il cui compito principale è<br />
quello di sostenere le famiglie durante le celebrazioni funebri.<br />
628<br />
Cfr. Clapham, Transformation and Continuity in Revolutionary Ethiopia, op. cit.<br />
629<br />
Cfr. D. Rahmato, Agrarian Reform in Ethiopia, Uppsala, Scandinavian Institute of African Studies, 1984.<br />
630<br />
Cfr. H. Aspen, “Models of Democracy- Perceptions of Power. Government and Peasantry in Ethiopia”, op.<br />
cit.<br />
196