UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TORINO - fasopo
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nell’interpretare a loro favore le logiche geopolitiche globali e nell’approfittare delle<br />
ambiguità e delle contraddizioni dell’apparato internazionale dello sviluppo.<br />
Grazie a queste pratiche, negli ultimi anni i flussi di aiuti all’Etiopia sono aumentati<br />
considerevolmente, passando da 693 milioni di dollari nel 2000 a 1823 nel 2004 e 1946 nel<br />
2006, e posizionando così l’Etiopia ai primi posti tra i paesi beneficiari dell’aiuto pubblico<br />
allo sviluppo 418 . Questo aumento ha fatto sì che gli aiuti in termini pro-capite passassero da<br />
11 dollari nel 2000 a 26 nel 2004, confermandosi tuttavia al di sotto della media regionale<br />
dell’Africa sub-sahariana (rispettivamente di 19 e 35 dollari): un dato spesso ricordato dal<br />
governo – ma anche da alcuni rappresentanti di donatori intenzionati per accrescere il<br />
volume del loro portafoglio nelle negoziazioni con le rispettive capitali 419 . In termini di<br />
percentuale sul PIL, il volume degli aiuti all’Etiopia resta comunque consistente e<br />
nettamente superiore (circa quattro volte) alla media regionale: è passato dall’ 11% nel<br />
2000 al 23% nel 2004 (15% nel 2006), a fronte della media dell’Africa sub-sahariana che<br />
ha oscillato negli anni tra il 4 ed il 6%, a conferma della rilevanza per l’Etiopia della<br />
dipendenza dalla “rendita degli aiuti”. La quota di spesa pubblica finanziata dagli aiuti può<br />
essere assunta come indicatore di questa dipendenza. Questo dato negli ultimi anni è<br />
cresciuto passando dal 25 al 40%, rispetto ad una media del 19% negli anni che vanno dal<br />
1974 al 2004 420 . Secondo i dati della banca Mondiale, nel 2006 il volume degli aiuti ha<br />
rappresentato circa il 40% del PIL 421 .<br />
Accanto all’assistenza ufficiale allo sviluppo, come molti altri paesi, l’Etiopia riceve<br />
inoltre una quota consistente di aiuti che non vengono contabilizzati nei canali<br />
istituzionalizzati tra governo e donatori, ma che transitano invece attraverso una pluralità di<br />
canali e secondo numerose tipologie: (i) aiuti bilaterali da parte di donatori tradizionali che<br />
non vengono canalizzati nel bilancio dello stato (sostegno a progetti elaborati e gestiti<br />
esclusivamente dai donatori, assistenza tecnica,…); (ii) aiuti canalizzati e gestiti da<br />
organismi ed istituzioni ad hoc come il Fondo Globale contro HIV-AIDS, Tubercolosi e<br />
Malaria o l’Iniziativa del Presidente Bush contro l’AIDS – PEPFAR, oppure da<br />
organizzazioni non governative; (iii) aiuti da donatori “non tradizionali” come la Cina, che<br />
non partecipano cioè ai meccanismi ufficiali di coordinamento tra donatori ufficiali e che<br />
difficilmente vengono quindi contabilizzati nelle statistiche elaborate da Banca Mondiale,<br />
OCSE o Nazioni Unite; (iv) aiuti in kind, come forniture di medicinali, vaccini, pagamenti<br />
418 Cfr. OCSE, Development Database on Aid, www.oecd.org.<br />
419 Development Cooperation Ireland, Aid Modalities in Ethiopia, 2004<br />
420 X. Furtado e J.W. Smith, Ethiopia: aid, ownership and sovereignty, op.cit.<br />
421 Cfr. World Bank, Ethiopia at glance. http://devdata.worldbank.org/AAG/eth_aag.pdf<br />
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