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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TORINO - fasopo

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…) ed uffici regionali, parallela a quella degli esperti settoriali dei donatori, favorisce la<br />

frammentazione del dialogo politico tra donatori ed autorità locali, contribuendo a svuotare<br />

di importanza i meccanismi formali a vantaggio dei canali informali 528 .<br />

All’occultamento delle informazioni contribuisce anche il ricorso tradizionale e tipico<br />

delle relazioni tra donatori e beneficiario alla pratica dei cosiddetti “villaggio modello”, ed<br />

in particolare a scuole, ospedali, progetti agricoli modello, che costituiscono le solite tappe<br />

fisse di qualsiasi missione di monitoraggio, per ragioni sia logistiche (distanza dalla strada<br />

e dai centri dove è possibile trovare un alloggio dignitoso per gli osservatori stranieri,<br />

fattore non trascurabile in un territorio vasto ed in molte zone a scarsa densità abitativa<br />

come quello etiopico) che, ovviamente, di vetrina (affidabilità dei responsabili locali,<br />

risultati raggiunti,…). A ciò va aggiunto il fatto che la maggior parte delle politiche e dei<br />

programmi di sviluppo vengono realizzati in un sistema decentrato, in cui la responsabilità<br />

per i servizi sociali di base è affidata alle woreda ed in parte alle regioni, mentre il dialogo<br />

con i donatori è centralizzato a livello di ministeri federali, ed in particolare con il MoFED.<br />

In capitale risiedono anche i rappresentati dei donatori, e soltanto pochi tra loro (Unicef e<br />

WFP) hanno uffici decentralizzati sul territorio. Come i donatori, anche la maggior parte<br />

dei giornalisti soltanto raramente si reca sul terreno per raccogliere informazioni di prima<br />

mano su ciò che succede nelle aree rurali. Come osserva Nicole Stremlau, in<br />

considerazione dell’importanza e dell’attenzione che l’EPRDF attribuisce alla sua base<br />

contadina, la diffusione di notizie dalle aree rurali resta infatti un terreno estremamente<br />

delicato e politicizzato 529 . Nonostante l’enfasi sull’armonizzazione delle iniziative dei<br />

donatori, occorre sottolineare come l’assenza di coordinamento tra queste a livello<br />

regionale e sul terreno, favorisce la proliferazione e la sovrapposizione dei programmi,<br />

lasciando di fatto ampi margini di discrezionalità nell’utilizzo dei fondi all’amministrazione<br />

locale.<br />

L’effetto combinato di queste dinamiche fa si che, nella maggior parte dei casi, le<br />

agenzie di cooperazione basano le loro scelte e decisioni sui rapporti ed informazioni che<br />

girano via mail tra i donatori e che vengono automaticamente identificati con la realtà sul<br />

terreno del paese, esattamente come le ombre scambiate per la realtà dagli schiavi<br />

incatenati nella famosa caverna di Platone.<br />

528 Cfr anche X. Furthado e W. J. Smith, Ethiopia: aid, ownership and sovereignty, op.cit. p. 19: La<br />

molteplicità di gruppi tematici può a volte, condurre ad una frammentazione del dialogo politico. Più che in<br />

effettivo controllo, ciò si traduce in “lost time and inconclusive discussions” come ammettono Furtado e<br />

Smith e come riconosce chiunque abbia partecipato a queste riunioni.<br />

529 Cfr N. Stremlau, The press and consolidation of power in Ethiopia and Uganda,op.cit.. p. 149<br />

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