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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TORINO - fasopo

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contesto locale e limitandone gli effetti percepiti come negativi Non si tratta quindi di un<br />

semplice maquillage attraverso il richiamo puramente strumentale ai principi cari ai<br />

donatori, quanto piuttosto un esercizio con conseguenze concrete, anche involontarie o<br />

incontrollabili, sull’economia politica e morale del paese, come lasciano ad esempio<br />

intendere, i mutamenti nell’economia morale dei giovani in materia di democrazia, good<br />

governance, oppure le richieste della popolazione in materia di servizi sociali e<br />

partecipazione 505 .<br />

Questo processo è senza dubbio favorito da un lato dalla plasticità ed ambivalenza<br />

degli immaginari politici, dall’altro dalla polisemia e dall’ambiguità di molti concetti in<br />

voga nel discorso sullo sviluppo e la lotta alla povertà. Interpretazioni e visioni differenti<br />

emergono così non solo nel confronto tra governo e donatori, ma anche all’interno stesso<br />

della cosiddetta comunità dei donatori emergono differenti sensibilità ed idee: dalla<br />

confusione sul decentramento amministrativo, che molti utilizzano come sinonimo di<br />

federalismo etnico, al dibattito su chi debba essere incluso nella nozione di società civile 506<br />

o su quali siano i pilastri della good governance. La polisemia di questi concetti permette<br />

ad attori differenti di legittimare strategie e progetti magari anche in contrasto tra di loro,<br />

attraverso il richiamo al medesimo principio. Questi concetti passepartout devono quindi<br />

essere interpretati nella loro storicità, ed in particolare alla luce dell’esperienza<br />

rivoluzionaria e dell’influenza del repertorio politico e culturale sviluppato nel corso della<br />

lotta armata di liberazione e della sua ibridazione con quello proposto dall’apparato<br />

internazionale dello sviluppo.<br />

Una volta “appropriati” da parte del governo, molti di questi concetti perdono il<br />

carattere tecnico attribuito loro dagli addetti ai lavori della cooperazione allo sviluppo, che<br />

garantisce autonomia d’azione ed un certo margine di manovra sia ai donatori che ai<br />

funzionari locali, per acquistare una valenza squisitamente politica, e come tale non<br />

scrutinabile e negoziabile, in cui le direttive dall’alto vengono applicate scrupolosamente e<br />

senza alcun dibattito: nelle riunioni questi concetti vengono cautamente aggirati evitando di<br />

nominarli, oppure sbrigativamente e misteriosamente liquidati con l’etichetta di “questioni<br />

politiche”. La loro efficacia deve essere valutata quindi non tanto dal punto di vista tecnico<br />

505 Sulle trasformazioni dell’economia morale e politica nei centri urbani in occasione delle elezioni del 2005,<br />

cfr. B. Tamru., « Le rôle du vote urbain dans les élections éthiopiennes de 2005 », in Afrique contemporaine,<br />

no 216, 2005/4, p. 183-202, 2005. Sulla continua evoluzione delle percezioni della popolazione rurale in<br />

materia di povertà e sviluppo, cfr. P. Bevan, A. Pankurst, Power Structures and Agency in Rural Ethiopia.<br />

Development Lessons from Four Community Case Studies, Paper prepared for the Empowerment Team in the<br />

World Bank Poverty Reduction Group, Addis Abeba, 31 luglio 2007<br />

506 Sulle differenti accezioni che vengono proposte della nozione di società civile si veda il dossier curato da<br />

B. Pouligny, “Une société civile internazionale?”, in Critique Internationale, n. 13, ottobre 2001.<br />

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