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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TORINO - fasopo

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Questo approccio viene tradotto nella Costituzione del 1995, che, accanto<br />

all’affermazione del catalogo dei diritti umani di stampo liberale, ripreso fedelmente<br />

dalla Dichiarazione Universale del 1948, adotta l’architettura della Costituzione<br />

dell’Unione Sovietica in materia di assetto federale, proclamando che “ogni nazione,<br />

nazionalità e popolo in Etiopia ha un incondizionato diritto all’autodeterminazione,<br />

incluso il diritto alla secessione” (art. 39). Per garantire i diritti di queste entità,<br />

riconosciute come titolari del potere sovrano – loro e non i singoli cittadini! - (art. 8),<br />

la Costituzione organizza la federazione etiopica in stati regionali, identificati “sulla<br />

base di distribuzione territoriale, lingua, identità e consenso delle popolazioni<br />

interessate (art.46.2). In particolare vengono elencati nove stati membri della<br />

federazione 257 , e due distretti autonomi corrispondenti alla capitale Addis Abeba e al<br />

secondo centro urbano del paese, Dire Dawa (art. 47.1).<br />

Nei fatti il criterio prevalente per tracciare i confini dei nuovi stati regionali<br />

tende ad essere quello etno-linguistico 258 : una scelta che contribuisce a rafforzare la<br />

posizione dei gruppi nazionali maggioritari all’interno dei nuovi stati, che non a caso<br />

– con l’eccezione di Gambella e SNNPRS – assumono il nome dell’etnia dominante.<br />

Nonostante l’affermazione della novità e della rottura con la tradizione di centralismo<br />

autoritario dei regimi precedenti, l’identificazione dei gruppi nazionali fa infatti<br />

ampio ricorso al materiale prodotto dall’Institute of Nationalities creato dal Derg, che<br />

elaborò uno studio sulla distribuzione territoriale dei vari gruppi nazionali in Etiopia,<br />

tradotto in un rigido meccanismo di rappresentazione delle varie etnie nella<br />

Costituzione della People Democratic Republic of Ethiopia 259 .<br />

La pratica della definizione dall’alto di una serie di gruppi nazionali a cui viene<br />

octroyé il diritto all’autodeterminazione e devoluta una serie di poteri amministrativi<br />

attraverso la creazione delle regioni, stride tuttavia con quanto affermato nel<br />

257<br />

Tigray, Afar, Amhara, Oromia, Somali, Benishangul-Gumuz, Southern Nations Nationalities and<br />

Peoples Region (SNNPR), Gambella, Harar.<br />

258<br />

Cfr. P. Brietzke, “Ethiopia’s leap in the Dark: federalism and Self-Determination in the New<br />

Constitution”, Journal of African Law, 30, 1, 1995, 19-38.<br />

259<br />

Cfr C. Clapham, Transformation and continuity in Revolutionary Ethiopia, Cambridge, MA:<br />

Cambridge University Press, 1988; J. Markakis, National and class conflicts in the horn of Africa,<br />

Londra, Zed Books, 1990.<br />

Soprattutto nelle fase iniziali, il Derg è particolarmente sensibile al tema della questione nazionale,<br />

anche in virtù del fatto di doversi confrontare con le rivendicazioni autonomiste dell’Eritrea, che si<br />

cerca di frenare con l’affermazione del diritto all’autodeterminazione (Programme of the National<br />

Democratic Revolution, 1976) La soluzione “regionalista” alla sfida posta dall’Eritrea e fortemente<br />

influenzata dal Meison. Con l’eliminazione dei suoi rappresentati e la necessità di mobilitare tutto il<br />

paese per reagire all’attacco della Somalia, la retorica del nazionalismo, il programma di nation<br />

building attraverso l’imposizione della cultura Amhara e la pratica del centralismo prevarranno nella<br />

politica ufficiale e nell’azione del Derg.<br />

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