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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TORINO - fasopo

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L’argomento viene citato sia per difendere che per attaccare l’operato dell’EPRDF,<br />

sottolineando che “in Etiopia la democrazia è stata appena introdotta e come per ogni<br />

cosa ci vuole tempo”, “poche persone sanno veramente cosa significhi appartenere ad<br />

un partito politico” 286 . Appare quindi naturale e inevitabile che nel tentativo di<br />

trasformarsi in classe politica e dirigente, l’élite e i quadri dell’EPRDF ricorrano a<br />

strategie e pratiche tipiche del Fronte per modellare la nuova coalizione di partiti. In<br />

particolare, agli occhi di chi proviene dall’esperienza del TPLF, quest’operazione è<br />

giustificata ed esplicitamente incoraggiata dall’orgoglio per il successo che quel<br />

repertorio politico e militare ha permesso di ottenere contro il Derg.<br />

Sulla base di questa esperienza, e dell’influenza dei principi leninisti, si cerca<br />

così di organizzare la coalizione dell’EPRDF e creare una base di consenso sociale<br />

partendo dal presupposto che le popolazioni possano essere mobilitate in maniera più<br />

efficace “nella propria lingua e dai propri figli” 287 . Questa convinzione si traduce<br />

nella creazione delle cosiddette “people democratic organisations” (PDOs), ovvero<br />

delle gambe etniche su cui la coalizione dell’EPRDF si poggia per controllare e<br />

governare le principali regioni del paese. Così, ai fondatori dell’EPRDF, il TPLF e<br />

l’ENDM – che qualche anno dopo assume ufficialmente il nome di Amhara National<br />

Democratic Movement (ANDM) – vengono affiancati prima l’OPDO, e quindi, dopo<br />

la fine della guerra, il Southern Ethiopian People’s Democratic Front (SEPDF), a sua<br />

volta unione di partiti rappresentanti dei vari gruppi etnici presenti nella regioni del<br />

Sud (SNNPR).<br />

La coalizione è strutturata secondo l’organizzazione marxista-leninista tipica<br />

dei partiti comunisti: è guidata dal Comitato centrale, composto da sessanta membri,<br />

che a sua volta elegge i venti membri (cinque per partito) del Comitato esecutivo<br />

(poltiburo), e ogni due anni convoca il congresso in cui viene elaborato il programma<br />

del partito 288 . L’organo principale e più influente è il politburo, di cui il TPLF<br />

assicura la presidenza, nella persona di Meles Zenawi, e detiene, in virtù della<br />

286 Espressioni tratte da interviste condotte in Tigray e Addis Abeba tra aprile e luglio 2008.<br />

287 Cfr. M. R. Beissinger , “A new look at Ethnicity and Democratization”, Journal of Democracy,<br />

Volume 19, Number 3, July 2008. Curiosamente i principi leninisti sembrano essere ripresi da una<br />

certa corrente della transitologia, che rivaluta positivamente il contributo che l’appartenenza etnica può<br />

offrire ai processi di democratizzazione, si è affermata anche nel dibattito transitologico: “politically<br />

mobilized ethnicity and democracy can go together, provided that ethnic feelings are focused on<br />

ending foreign rule rather than fighting with other ethnic groups closer to home”.<br />

288 Cfr L. Aalen, Ethnic federalism in a dominant party state: The Ethiopian experience 1991-2000,<br />

op.cit. , p. 82.<br />

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