UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TORINO - fasopo
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della cooperazione tra élites politiche, portate alla ribalta da un passato rivoluzionario e<br />
chiamate a gestire il potere e ad arricchirsi all’epoca della globalizzazione neoliberale. In<br />
particolare, per quanto riguarda l’Etiopia, e più in generale l’Africa, ciò suggerisce di<br />
interrogarsi ad esempio sulle sue relazioni con la Cina non solo in termini di relazioni<br />
economiche o interessi geopolitici, ma anche dal punto di vista dell’offerta di un modello<br />
ideologico e politico alternativo a quello occidentale, per capire come la frequentazione<br />
passata del repertorio marxista-leninista e maoista da parte delle classi dirigenti dei due<br />
paesi influenzi e faciliti le loro relazioni e i loro affari.<br />
3. La burocratizzazione della good governance<br />
L’analisi delle modalità con cui il governo etiopico tenta di captare, controllare e<br />
gestire la rendita degli aiuti rivela al tempo stesso i meccanismi e le logiche attraverso cui i<br />
donatori partecipano in maniera più o meno consenziente alla legittimazione del disegno<br />
egemonico dell’EPRDF. Queste dinamiche rappresentano il frutto dell’incontro, e del<br />
trionfo, del potere di due apparati burocratici: da un lato quello dello stato etiopico,<br />
dall’altro quello delle agenzie bilaterali, multilaterali e non governative di aiuto allo<br />
sviluppo. Nonostante le continue rivendicazioni di autonomia e la spigolosità che<br />
caratterizzano la relazione del governo etiopico con la comunità dei donatori 717 , questi<br />
partecipano attivamente alla costruzione dell’immagine di Meles come good governant,<br />
saldamente alla guida del paese e sensibile ai problemi della povertà. Ciò costituisce infatti<br />
uno dei principali e forse più banali meccanismi di funzionamento delle agenzie di<br />
cooperazione internazionale, costantemente alla ricerca di “allievi modello” che legittimino<br />
il loro operato e ne certifichino l’efficacia. Da parte sua, la burocrazia del governo etiopico<br />
contribuisce a confondere e intorbidare le acque, ricorrendo a svariate tecniche di resistenza<br />
attraverso cui limitare l’influenza dei donatori. Il catalogo comprende l’opacità<br />
dell’informazione, la negoziazione selettiva a seconda dei temi e dei partner internazionali<br />
per sfruttare le loro contraddizioni, ma anche il ricorso al linguaggio ed ai saperi prodotti<br />
dallo stesso apparato internazionale dello sviluppo per criticarne il suo operato.<br />
L’incontro tra queste due realtà è facilitato dall’emergere di una nuova figura di<br />
mediatori dello sviluppo, quella dei funzionari amministrativi che transitano dalla<br />
717 Efficacemente riassunte nel pensiero che Meles ha espresso nel corso di un’intervista al Guardian:<br />
“imporre la democrazia dall’esterno è essenzialmente anti-democratico”. Cfr. S. Tisdall, “To impose<br />
democracy from outside is inherently undemocratic”, op. cit.<br />
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