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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TORINO - fasopo

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“inibire” gli interlocutori, che in diversi casi avevano apertamente chiesto di non<br />

essere registrati o citati esplicitamente. Nel riportare il contenuto di alcune interviste<br />

si è inoltre deciso di omettere il nome, citando solo la qualifica e la data del<br />

colloquio, per tutelare le fonti.<br />

In un contesto polarizzato come quello dell’Etiopia post-2005, lungi dal<br />

prendere le interviste come oro colato, e con la consapevolezza che “di alcuni atti<br />

linguistici non va valutata la verità o la falsità, ma per esempio l’efficacia” 76 , le ho<br />

utilizzate per definire il contenuto dell’immaginario rivoluzionario che l’elite<br />

termidoriana intende proporre a sé stessa ed al resto del paese, così come la<br />

percezione che ne hanno i suoi critici. Con il limite principale di esser ricorso ad una<br />

lingua, l’Inglese, che non era la madrelingua di nessuno dei due interlocutori.<br />

Dalle interviste sono emersi comunque elementi interessanti, non solo in<br />

termini di contenuti, ma anche per il contesto in cui spesso si svolgevano. La<br />

nonchalance con cui funzionari governativi mi davano appuntamento nel loro<br />

ufficio…presso la sede di una ong, a conferma della sovrapposizione tra ruoli<br />

dirigenti nel governo, nel partito e nelle istituzioni da questi controllate. L’estrema<br />

disponibilità, per non dire la commozione, con cui diversi quadri del partito, ex<br />

guerriglieri, accettavano di raccontare la loro esperienza. Ricevendomi la sera tardi o<br />

la domenica mattina in ufficio o invitandomi a casa loro per consultare e fotocopiare<br />

documenti. Ma anche la difficoltà di fissare un appuntamento con altri, sempre<br />

impegnati in frenetiche riunioni, seminari e incontri di partito, o l’evanescenza di chi,<br />

dopo aver letto le domande, con la scusa di prepararsi meglio, diventava<br />

irrintracciabile. Infine, in un contesto come quello etiopico in cui, soprattutto nei<br />

luoghi pubblici, di politica non si parla – al massimo si sussurra – i silenzi o gli<br />

improvvisi cali di tono erano spesso indicativi della rilevanza delle informazioni che<br />

in quel momento venivano offerte o nascoste.<br />

Oltre a quello linguistico, un secondo limite deriva dalla mancata possibilità di<br />

intervistare i protagonisti della lotta armata e, successivamente,<br />

dell’istituzionalizzazione della rivoluzione in Eritrea. Si tratta infatti di processi<br />

strettamente intrecciati, come dimostrano la tormentata alleanza durante la lotta di<br />

liberazione e la successiva guerra che le élites dei due paesi hanno combattuto tra il<br />

76 M. D’Eramo, Lo sciamano in elicottero, Milano, Feltrinelli, 1999, p. 177.<br />

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