Rivista Diritto penale 21 sec. n. 2-2006 - Cedam

S E Z I O N E samantha chernetich
PENALISTICA Il diritto della madre all’aborto in Francia
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ser, par maladresse, imprudence, inattention...la mort d’autrui ...» senza alcun riferimento né alla
persona né al feto. Come considerare dunque quest’ultimo? Una non-persona, un non-essere
umano, una cosa o un «produit innomé» come l’aveva giudicato la Chambre criminelle nel 1874?
L’orientamento della Corte di Cassazione è quello di un disconoscimento della natura di
«persona» penalmente protetta sia al feto umano, che, a fortiori, all’embrione.
In particolare la Cassazione, in occasione della recente pronuncia a Sezioni Unite del 29 giugno
2001, ha invocato il principio di legalità dei delitti e delle pene da cui discende il principio
dell’interprétation stricte della legge penale, per negare protezione ad un feto di sei mesi di gestazione
deceduto in seguito alle lesioni riportate in conseguenza di un incidente stradale causato
da un automobilista ubriaco.
Infine, l’Autrice segnala che con la legge del 1993 il legislatore francese ha consacrato l’esistenza
di un vero e proprio diritto all’aborto, come confermato dalla giurisprudenza: il delitto di
entrave à l’IVG nega alle donne la possibilità di esercitare i diritti loro riconosciuti dalla legge; la
sua repressione ne tutela, pertanto, la loro concreta «fruibilità».
La Chambre criminelle della Corte di Cassazione si è pronunciata per la prima volta sul delitto
de quo il 31 gennaio 1996 rigettando il ricorso avverso la pronuncia di condanna della Corte
d’Appello d’Orleans: i ricorrenti, il 18 novembre 1993, si erano introdotti nell’ospedale universitario
di Tours e si erano incatenati in una sala operatoria paralizzando le attività per tutta la
mattinata.