Rivista Diritto penale 21 sec. n. 2-2006 - Cedam
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elisabetta d’amico<br />
Il carteggio inedito tra Francesco Carrara e Luigi Majno<br />
5. La «prima lezione di diritto <strong>penale</strong>» di Luigi Majno. – Majno risponde alla<br />
confidenza, straordinaria e lusinghiera, che Carrara gli concede, rivelando a<br />
sua volta al maestro, in una successiva lettera del 2 febbraio 1877, di volersi<br />
occupare del diritto <strong>penale</strong> militare ( 68 ), un ramo del diritto che proprio sotto<br />
il profilo delle garanzie individuali abbisogna di notevoli riforme ( 69 ).<br />
L’interesse verso il diritto militare nasce in Majno da un’esperienza personale<br />
e dal senso di ingiustizia che da essa riceve. Egli assiste, non ancora diciottenne,<br />
al dibattimento innanzi al tribunale militare di Milano che vede imputato<br />
di alto tradimento il caporale Barbanti. Ne rimane impressionato: «mi<br />
faceva paura una giustizia amministrata fra tanto apparato di armi ed armati»<br />
( 70 ). L’esito è funesto. Barbanti è condannato alla pena capitale e Majno dalla<br />
propria abitazione sente il boato della fucilazione: «Fu questa la mia prima lezione<br />
di diritto <strong>penale</strong>» ( 71 ). Successivamente, lo studio del diritto e della giustizia<br />
militare convalida l’iniziale «persuasione che in quel caso si fosse voluto<br />
un esempio e non una giustizia» ( 72 ).<br />
La missiva diventa quasi un programma di studi. I rilievi del giovane alla<br />
procedura militare sono molteplici: la mancata distinzione nel giudizio tra fatto<br />
e diritto, il discutibile ricorso al bisogno di disciplina per inasprire le pene o<br />
addirittura per derogare alle generali regole di diritto, la sproporzione tra accusa<br />
e difesa riprovevole al punto che la prima è condotta da un giurista mentre<br />
la <strong>sec</strong>onda è affidata a ufficiali sforniti di cultura giuridica ( 73 ). Un «gravissimo<br />
scandalo», al quale lo stesso Majno dovrà di nuovo assistere ventidue anni<br />
dopo questa lettera e al quale vorrà porre riparo personalmente (e a rischio<br />
della propria incolumità) in occasione dei processi politici milanesi del 1898.<br />
Le linee di ricerca che il giovane penalista intende intraprendere nella ma-<br />
scussioni parlamentari sommergono l’interesse reale e sensibile delle libertà civili in astratte<br />
aspirazioni di esagerata libertà politica, il Governo va spiegando la sua tendenza usurpatrice delle<br />
legislative attribuzioni»: L. Majno, Il decreto 17 settembre 1871 n. 482, sul giuoco del lotto, e<br />
la giurisprudenza della Cassazione di Roma, inMonitore dei tribunali, 1878, 779-781 e 801-808<br />
(qui viene citata la chiusura a pagina 808). In questo studio Majno sostiene l’incostituzionalità<br />
per eccesso di potere del decreto 17 settembre 1871, regolante l’esercizio del lotto pubblico.<br />
( 68 ) Minuta della lettera di Majno a Carrara, 2 febbraio 1877, in UFN, F.M., f. 23.<br />
( 69 ) «Credo che la giustizia reclami radicali riforme della nostra legislazione militare» (ibidem).<br />
( 70 ) Ibidem.<br />
( 71 ) Ibidem.<br />
( 72 ) Ibidem.<br />
( 73 ) Inoltre, soggiunge Majno, il Tribunale Supremo di Guerra e di Marina è una «ibrida<br />
Corte di Cassazione», ove il voto dei giudici togati «è soffocato» da quello dei giudici militari<br />
(ibidem).<br />
S E Z I O N E<br />
S T O R I C A<br />
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