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Rivista Diritto penale 21 sec. n. 2-2006 - Cedam

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elisabetta d’amico<br />

Il carteggio inedito tra Francesco Carrara e Luigi Majno<br />

vorodovrà essere «positivo», basato cioè sullo studio diretto delle fonti ( 12 ).<br />

Una volta ultimato, lo scritto soddisfa pienamente le aspettative del maestro,<br />

che ne ottiene la pubblicazione sul fascicolo del novembre 1876 della <strong>Rivista</strong><br />

di Lucchini ( 13 ). Sulle pagine del periodico l’iniziale e perseverante sostegno<br />

privato di Buccellati al suo giovane allievo diventa pubblico. Con una lettera<br />

di ringraziamento al direttore, edita in calce all’articolo, il professore pavese<br />

connota il lavoro di Majno come un piccolo ma importante tassello di una<br />

«sintesi storica» del diritto <strong>penale</strong> auspicabile e ancora tutta da scrivere ( 14 ).<br />

La tradizione <strong>penale</strong> nel diritto romano. Frammenti di giurisprudenza storica<br />

è in effetti uno studio del diritto <strong>penale</strong> che, a partire dalla svolta portata da<br />

Beccaria, risale sino al diritto romano soffermandosi, nella parte più corposa,<br />

nell’analisi delle dottrine penalistiche elaborate nell’età del diritto comune. Lo<br />

scopo del lavoro è quello di valutare l’effettiva derivazione dalle fonti romane<br />

delle dottrine penali preilluministe. Non è, invero, il primo scritto di Majno<br />

dato alle stampe, ma ha tutti i crismi dell’esordio poiché questo è il lavoro che<br />

rende noto l’autore ai cultori della scienza <strong>penale</strong>.<br />

Su diritto romano e diritto <strong>penale</strong> le voci di Buccellati e di Majno torneranno<br />

di nuovo a incrociarsi nel pieno dello scontro tra Scuola Classica e<br />

Scuola Positiva, a marcare anche sotto questo profilo la distanza dell’antico<br />

scolaro dal maestro. Quest’ultimo nel 1884 intravede ancora nel diritto romano<br />

e nella tradizione giuridica romanistica la base razionale del diritto el’ele-<br />

tenza di reggersi in piedi senza gruccia non l’avrei mai consigliata a scrivere: Compilatori ne abbiamo<br />

a josa: abbiam bisogno di autori» (ibidem).<br />

( 12 ) «Non dimentichiamoci però che il lavoro è di natura positivo; e le indagini di fatto ci<br />

obbligano a sfogliazzare volumi» (ibidem). Buccellati segue anche l’impostazione formale del lavoro.<br />

Suggerisce a Majno di «numerizzare» i paragrafi e di aggiungere a margine di ogni nuovo<br />

paragrafo il relativo titolo, cfr. cartolina di Buccellati a Majno, 22 luglio 1876, in UFN, F.M., F.<br />

23.<br />

( 13 ) Sul periodico e sul suo direttore, cfr. Sbriccoli, Il diritto <strong>penale</strong> liberale, cit., 105-183.<br />

( 14 ) Lettera del 16 agosto 1876 Buccellati a Lucchini, in <strong>Rivista</strong> <strong>penale</strong>, V (1876), 290-291.<br />

Nell’Archivio Majno è contenuta una minuta della missiva. Tale testo non corrisponde del tutto<br />

a quello pubblicato. Oltre a qualche piccola variazione, il dato più rilevante è l’omissione di un<br />

consistente passo che rende più lungo e parzialmente diverso l’incipit della lettera: «Il Dottr.<br />

Luigi Majno, uno dei miei più distinti scolari, ti è riconoscente per aver accolto il suo studio La<br />

tradizione romana et. nella pregiata tua rivista; e anche tu gentilissimo amico, dirai certo grazie<br />

al Majno per l’importanza dell’argomento svolto con singolare dottrina, acume critico e coscienza<br />

di ricerche. Majno presta il suo tributo ad un’opera, che affatica tutte le intelligenze dei criminalisti<br />

...». Nella missiva pubblicata si legge invece: «Il Dottr. Luigi Majno, mio scolaro, ti è<br />

riconoscente per aver accolto il suo studio La Tradizione Romana ecc. nella pregiata tua <strong>Rivista</strong>.<br />

Questo lavoro è un tributo prestato ad un’opera, che affatica tutte le intelligenze dei criminalisti<br />

...».<br />

S E Z I O N E<br />

S T O R I C A<br />

373

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