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Rivista Diritto penale 21 sec. n. 2-2006 - Cedam

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S E Z I O N E elisabetta d’amico<br />

S T O R I C A Il carteggio inedito tra Francesco Carrara e Luigi Majno<br />

386<br />

Dell’esordio lusinghiero di Majno e dell’incontro straordinario con Carrara<br />

il vero artefice resta comunque Antonio Buccellati. Tutta la corrispondenza<br />

rinvenuta è pervasa dall’affetto e dalla confidenza del maestro nei confronti<br />

dell’allievo. Ben presto, però, Majno si scosterà dalle concezioni apprese in<br />

gioventù e aderirà alla Scuola Positiva di diritto <strong>penale</strong>. Nonostante ciò, egli<br />

alimenterà sempre, da un lato, la concezione del diritto come scienza e, dall’altro,<br />

l’ostinata difesa della giustizia e del diritto contro gli abusi della politica.<br />

Ma questa, come si suol dire, è un’altra storia.<br />

ABSTRACT (*)<br />

Sul finire del 1876 la <strong>Rivista</strong> <strong>penale</strong> di Luigi Lucchini ospita il saggio di un ventiquattrenne,<br />

sconosciuto cultore delle scienze criminali, Luigi Majno. L’elaborato giunge alla pubblicazione<br />

sul prestigioso periodico grazie all’interessamento di Antonio Buccellati, professore di diritto e<br />

procedura <strong>penale</strong> a Pavia e primo maestro del novello scrittore. In seguito a tale circostanza,<br />

Francesco Carrara e il giovane Majno, futuro esponente della Scuola Positiva, intrecciano un<br />

breve scambio epistolare.<br />

La tradizione <strong>penale</strong> nel diritto romano. Frammenti di giurisprudenza storica è uno studio del<br />

diritto <strong>penale</strong> che, a partire dalla svolta portata da Beccaria, risale sino al diritto romano soffermandosi,<br />

nella parte più corposa, nell’analisi delle dottrine penalistiche elaborate nell’età del diritto<br />

comune. Lo scopo del lavoro è quello di valutare l’effettiva derivazione dalle fonti romane<br />

delle dottrine penali preilluministe.<br />

All’inizio del gennaio 1877 Francesco Carrara, favorevolmente impressionato dalla lettura<br />

del contributo di Majno, scrive al collega pavese chiedendo notizie del giovane. Il penalista toscano<br />

prevede per l’autore uno «splendidissimo giorno», lo definisce «giovine eccezionale» e<br />

«futuro professore». Riscontra ne La tradizione <strong>penale</strong> la sua idea che «nei vecchi pratici si trova<br />

tutto».<br />

Il plauso di Carrara cresce alla lettura della versione originale del lavoro di Majno, ben più<br />

corposa rispetto all’articolo pubblicato. Il manoscritto contiene, infatti, interi paragrafi non dati<br />

alle stampe. Nel giro di dieci giorni, il giurista lucchese lo restituisce al suo autore arricchito di<br />

brevi chiose. Sono «piccolissime note» e «lampi», che egli confida possano divenire, meditati da<br />

Majno, «fasci di luce».<br />

Majno riannoda la moderna cultura penalistica italiana tanto alla scienza della legislazione di<br />

Beccaria quanto alla giurisprudenza pratica precedente. Rispetto al testo stampato, peraltro, nel<br />

manoscritto emerge con più evidenza il valore attribuito alla giurisprudenza preilluminista. Per<br />

il giovane la pratica criminale di diritto comune ha in effetti maturato «un corredo di verità santissime».<br />

In particolare, è nella costruzione delle fattispecie penali che essa raggiunge quasi la<br />

perfezione. Per questo motivo il giovane cultore non può accettare di ridurre la storia del diritto<br />

<strong>penale</strong> alla sola storia delle pene e l’apporto di Beccaria al solo risvolto umanitario. Egli sceglie<br />

(*) Questo abstract è stato redatto da Simone Ferrari.

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