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Rivista Diritto penale 21 sec. n. 2-2006 - Cedam

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S E Z I O N E marco rebecca<br />

PENALISTICA Il giudizio della Corte Suprema U.S.A.<br />

358<br />

1994. A quell’anno, infatti, risale una circolare della DEA <strong>sec</strong>ondo cui la prescrizione<br />

«to assist suicide» delle sostanze – per lo più stupefacenti – comprese<br />

nei cinque allegati al Controlled Substances Act sarebbe incompatibile con la<br />

legge federale. Dopo che una overruling decision del Ministro della Giustizia<br />

del 5 giugno 1998 aveva affermato il principio contrario, l’uso bonae mortis<br />

causa di federally controlled substances fu di nuovo vietato a livello federale<br />

dall’Attorney General Ashcroft.<br />

L’interpretive rule del 2001, infatti, escluse in modo categorico che la prescrizione<br />

di farmaci letali per i malati terminali potesse perseguire – anche solo<br />

in ipotesi – uno scopo medico legittimo. Dispose, in particolare, che: 1) «assistere<br />

un suicidio» non costituisce un legimate medical purpose ai sensi dell’interpretive<br />

rule del 1971; 2) prescrivere e distribuire a questo fine «sostanze<br />

controllate» costituisce violazione del CSA del 1970; 3) tali condotte illecite –<br />

se poste in essere dal medico – possono rendere la registration incompatibile<br />

con l’interesse pubblico e, di conseguenza, il Ministro della Giustizia ha il potere<br />

di sospenderla o revocarla ( 34 ).<br />

Incaricata di controllare l’applicazione della rule era la Drug Enforcement<br />

Administration.<br />

Il nuovo orientamento «interpretativo» del Ministero della Giustizia sembra<br />

avere avuto di mira, fin dall’inizio, la legislazione dell’Oregon perché esso<br />

dichiarò che «si applica anche se la legge statale autorizza o tollera tale condotta<br />

da parte di medici od altri e senza tenere conto delle condizioni di salute<br />

della persona che riceve assistenza nel suicidio» ( 35 ).<br />

5. La sentenza della Corte Suprema federale Gonzales v. Oregon del 17 gennaio<br />

<strong>2006</strong>: A) Laopinion di maggioranza. – L’interpretive rule del Ministro<br />

Ashcroft – e la correlata minaccia di revocare la registration ai medici che con-<br />

( 34 ) 66 FR <strong>21</strong>8, 9.11.2001.<br />

( 35 ) Ibidem. L’interpretive rule ha suscitato vivaci critiche: v., in questo senso, S.F. Colb, A<br />

Creeping Theocracy: How The U.S. Government Uses Its Power To Enforce Religious Principles,<br />

in http://writ.findlaw.com, <strong>21</strong>.11.2001; E.P. Schultz, Abusing His Discretion, inLegal Times,<br />

29.5.2002, 3<strong>21</strong> (rinvenibile anche in www.law.com); J. Lund, Why Ashcroft Is Wrong on Assisted<br />

Suicide, inCommentary, 113, 2, 2002, 50. Più sfumata la posizione di M.C. Dorf (Ashcroft<br />

v. Oregon: Telling the States What to Do in Cases of Physician-assisted Suicide, inhttp://writ.findlaw.com,<br />

14.11.2001) <strong>sec</strong>ondo cui, a prescindere da dispute ideologiche, solo una legge federale<br />

(e non un regolamento ministeriale) avrebbe potuto eliminare l’Oregon Death With Dignity<br />

Act (peraltro, nel 1999 la House of Representatives aveva approvato un disegno di legge che<br />

abrogava la disciplina statale dell’Oregon: sarebbe bastato il voto favorevole del Senato che – a<br />

giudizio dell’autore – non può essere surrogato da un’interpretive rule).

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