Rivista Diritto penale 21 sec. n. 2-2006 - Cedam
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paolo pittaro<br />
Il codice <strong>penale</strong> albanese: un’introduzione<br />
so l’Albania dopo la morte di Hoxha e la caduta del comunismo: le lotte intestine<br />
interiori, il faticoso avvento ed instaurarsi della democrazia, l’accentuata<br />
crisi economico-finanziaria, specie se a matrice speculativa, la massiccia emigrazione,<br />
la dilagante criminalità, anche organizzata, l’estesa corruzione. In altri<br />
termini, un difficile cammino teso al consolidarsi di uno stato non solo veramente<br />
democratico, ma anche con quel tanto di autorità capace di far valere<br />
la forza del diritto nel rispetto delle libertà del singolo.<br />
In tale ampio contesto storico va ricondotto un <strong>sec</strong>ondo dato: la sopravvivenza<br />
o, se si preferisce, la reviviscenza dell’antico Codice denominato «Kanun»<br />
accanto alla legislazione (anche <strong>penale</strong>) dello Stato.<br />
Verso la metà del <strong>sec</strong>olo XV il principe Lek Dukagjin, considerato il Padre<br />
della Patria albanese (in suo onore e dal suo nome deriva la moneta locale: il<br />
lek), al fine di metter ordine nei rapporti fra tribù violente, anarchiche, ed in<br />
lotta perenne fra loro, a fronte di un potere distante, quale quello ottomano,<br />
ed incapace di imporsi, stilò un serie minuziosa di norme, il Kanun, o Codice<br />
delle Montagne, tali da regolamentare i profili familiari, economici, sociali del<br />
convivere quotidiano. Si sviluppa così un diritto consuetudinario, fondato sul<br />
senso dell’onore e su una visione patriarcale della società ( 4 ), che si mantenne<br />
inalterato nei <strong>sec</strong>oli, tramandato oralmente e fatto rispettare dai capi dei villaggi,<br />
e che formalmente verrà abolito appena nel 1912, con l’indipendenza del<br />
Paese. E non a caso: solo «formalmente» abolito. Gli è che il Kanun continuerà<br />
ad osservarsi allorché il potere centrale si dimostrerà debole, senza avere la<br />
forza di far rispettare i propri codici (giuridici e comportamentali). Il che avvenne<br />
fra le due guerre mondiali (anzi: in quel periodo il codice venne per<br />
l’appunto cristallizzato in forma scritta), e – ritornando al periodo attuale –<br />
proprio dopo la caduta del regime comunista, in quella situazione quasi anomica,<br />
che porterà alle lotte intestine, e culminata nell’assalto alle caserme del<br />
1997, con lo Stato incapace di tenere l’ordine interno.<br />
Fondamentale il concetto dell’onore, impresso sulla fronte dell’uomo, e la<br />
sacralità della casa (compreso l’ospite, sia esso persino il nemico, che vi viene<br />
accolto). Ogni offesa all’onore, per pulire la fronte imbrattata, deve essere lavata<br />
col sangue o con la generosità del perdono. Ne deriva la vendetta del sangue<br />
(Gjakmarrja), che ricade sui figli e sui parenti maschi dell’offensore, mentre,<br />
per altro verso, il perdono può essere ricercato solo tramite un mediatore,<br />
così come un rappacificatore potrebbe far cessare la lotta fra i clan o le fami-<br />
( 4 ) Sintomatica la ritualità alla cui stregua la sposa portava in dote la pallottola con la quale<br />
doveva essere uccisa in caso di tradimento.<br />
S E Z I O N E<br />
PENALISTICA<br />
199