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l'istituto italiano per gli studi filosofici e gli studi di economia

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posta politica; qualche altro torna al recente passato <strong>per</strong> scoprire<br />

le ragioni <strong>di</strong> alcuni successi e <strong>di</strong> molti errori; qualche altro ancora<br />

è portato a pensare che sarebbe bene considerare il Mezzogiorno<br />

<strong>italiano</strong> allo stesso modo <strong>di</strong> una delle tante aree del mercato<br />

unico europeo <strong>per</strong> cui può risultare vana la ricerca <strong>di</strong> politiche<br />

specifiche 1 .<br />

Non pare essere <strong>di</strong>s<strong>di</strong>cevole ammettere che in questo vivace<br />

<strong>di</strong>battito si stenta a in<strong>di</strong>viduare la idea-forza, quella che motiva<br />

energie intellettuali e forze produttive, quella che è in grado <strong>di</strong><br />

dare vigore alle proposte e ragione alle s<strong>per</strong>anze. Converrà <strong>per</strong>altro<br />

ammettere che può s<strong>per</strong>are <strong>di</strong> avere a portata <strong>di</strong> mano un<br />

importante contributo al proposito, o chi molto presume dalle<br />

sue capacità oppure chi poco conosce della trava<strong>gli</strong>ata lunga storia<br />

delle idee attorno alla vicenda del nostro Mezzogiorno, dalla<br />

quale continuiamo a considerare esterna, <strong>per</strong> ragioni mai esplicitate,<br />

la Sardegna.<br />

Si potrebbe in aggiunta osservare che quando tale idea-forza è<br />

stata proposta ed ha avuto la capacità <strong>di</strong> tale apparire, si è in realtà<br />

trattato <strong>di</strong> poco piú <strong>di</strong> un miraggio.<br />

Gli storici che tutto <strong>per</strong> mestiere contestualizzano e, quin<strong>di</strong>,<br />

relativizzano ci inducono alla cautela. E tuttavia è innegabile che<br />

l’idea della a<strong>per</strong>tura al mercato nazionale prima ed europeo poi<br />

dei prodotti del Mezzogiorno, o quella della “straor<strong>di</strong>narietà dell’intervento”<br />

od anche quella della “Nuova programmazione”,<br />

hanno avuto un gran ruolo nel dare una ragione <strong>di</strong> impegno a tutti<br />

coloro che si ostinano a pensare che il Mezzogiorno <strong>italiano</strong> ha<br />

1<br />

Per un’ampia bibliografia sull’argomento, rinvio al mio La con<strong>di</strong>zione del Mezzogiorno<br />

– ieri, oggi e domani – tra vincoli ed opportunità. Quaderno n. 21 <strong>di</strong> “Informazioni SVI-<br />

MEZ”, Roma, giugno 2003. Per ulteriori sviluppi, mi limito a ricordare: Rossi, Nicola,<br />

Me<strong>di</strong>teranneo del Nord. Un’altra idea del Mezzogiorno, Roma-Bari, Laterza, 2005; Cannari,<br />

Luigi e Panetta, Fabio (ed.), Il sistema finanziario e il Mezzogiorno, Cacucci e<strong>di</strong>tore, Bari,<br />

2006 e Meldolesi, Luca, Dis<strong>per</strong>azione meri<strong>di</strong>onale: come curarla, in “Economia italiana”,<br />

2006, 1, pp. 173-98.<br />

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