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l'istituto italiano per gli studi filosofici e gli studi di economia

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meno, e <strong>di</strong> carlini ce ne volevano 15. Proprio la sco<strong>per</strong>ta dell’America<br />

aveva iniziato un lento, inesorabile declino del valore relativo<br />

dell’argento, che là si trovava anche più abbondante dell’oro<br />

e la cui tecnica <strong>di</strong> estrazione e <strong>di</strong> raffinazione progre<strong>di</strong>va più in<br />

fretta (oggi il valore relativo dell’argento si è ancora <strong>di</strong>mezzato).<br />

Serra si opponeva a qualunque manovra pubblica che mirasse a<br />

violentare il mercato, ritenendola inutile o peggio dannosa. I<br />

governanti non potevano trincerarsi <strong>di</strong>etro il pretesto <strong>di</strong> essere in<br />

grado <strong>di</strong> stabilire il «giusto prezzo» delle monete: «né bisogna <strong>di</strong>scorrere<br />

in ritrovar la giustizia o verità esatta <strong>di</strong> detta proporzione<br />

[tra i valori dei due metalli]... che saria cercarla in vano, e dove<br />

non si può ritrovare..., poiché questa proporzione è proporzione<br />

<strong>di</strong> prezzo, il quale sta sotto la potestà dell’uso» (parte III, cap. V).<br />

Qui Serra è vicino alla risco<strong>per</strong>ta <strong>di</strong> una sempre <strong>di</strong>menticata<br />

conquista teorica della scolastica me<strong>di</strong>evale, ossia che il «giusto<br />

prezzo» non riesce a trovare altra definizione accettabile che<br />

quella <strong>di</strong> prezzo <strong>di</strong> equilibrio nel mercato <strong>di</strong> concorrenza (<strong>per</strong><br />

usare il linguaggio moderno), e che si tratta non tanto <strong>di</strong> un concetto<br />

dell’etica quanto <strong>di</strong> una esigenza <strong>di</strong> informazione corretta.<br />

Sicché l’intervento pubblico, che artificiosamente alteri il prezzo,<br />

altera pure l’informazione, e to<strong>gli</strong>e razionalità al comportamento<br />

de<strong>gli</strong> o<strong>per</strong>atori economici.<br />

Qualcosa <strong>di</strong> analogo accade quando si mantiene il nome <strong>di</strong> una<br />

moneta, ma se ne abbassa il contenuto aureo o argenteo, e quin<strong>di</strong><br />

se ne cambia la definizione magari surrettiziamente, o imponendo<br />

<strong>per</strong> legge che i vecchi conti si regolino con la nuova moneta. Il carlino,<br />

che in origine si chiamava così <strong>per</strong>ché coniato a Napoli da<br />

Carlo I d’Angiò, valeva <strong>per</strong> esempio nel 1442 più <strong>di</strong> 80 acini d’argento<br />

(7200 acini facevano una libbra napoletana <strong>di</strong> 0,322 chilogrammi),<br />

mentre all’epoca <strong>di</strong> Serra valeva solo più 50 acini circa<br />

(cfr. Ruggiero Romano, Napoli: dal Viceregno al Regno, Torino<br />

1976, pp. 253 e segg.).<br />

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