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l'istituto italiano per gli studi filosofici e gli studi di economia

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Partirei da due ipotesi: 1) nel Mezzogiorno il processo selettivo è<br />

meno accentuato che altrove; 2) gran parte delle “conoscenze” <strong>di</strong>sponibili<br />

nel capitale umano nel Mezzogiorno una volta terminato il<br />

ciclo de<strong>gli</strong> <strong>stu<strong>di</strong></strong>, è poi utilizzato proficuamente altrove oppure<br />

risulta sottoutilizzato se resta nel Mezzogiorno.<br />

Ricorderei che una buona istruzione, conseguente ad una avvertibile<br />

selettività, non solo promuove la crescita economica, ma<br />

riduce anche le <strong>di</strong>sugua<strong>gli</strong>anze sociali. Nel Mezzogiorno il tema<br />

centrale è dove questo capitale ivi formato finisce <strong>per</strong> essere impiegato,<br />

e come potrebbe esserlo <strong>per</strong> dare il massimo delle sue capacità.<br />

Il modo <strong>di</strong> funzionamento del mercato dell’istruzione in Italia<br />

oggi appare poco efficiente e, piú che altro, socialmente<br />

regressivo. La riduzione delle sue capacità selettive non è <strong>di</strong><br />

ostacolo nei confronti <strong>di</strong> chi, <strong>per</strong> appartenenza sociale o rapporti<br />

<strong>di</strong> conoscenza, è in grado comunque <strong>di</strong> collocarsi nel mercato<br />

del lavoro; <strong>di</strong>viene invece un vero inganno <strong>per</strong> chi ha condotto<br />

a termine, con grossi sacrifici, un ciclo <strong>di</strong> <strong>stu<strong>di</strong></strong> e si trova<br />

poi da solo a chiedere quello che il mercato in cui si presenta<br />

non è in grado <strong>di</strong> dar<strong>gli</strong>. Inizia allora la dolorosa trafila dei<br />

“corsi <strong>di</strong> specializzazione” che, in alcuni casi, restano comunque<br />

un “parcheggio” limitato nel tempo, e, in molti altri, determinano<br />

flussi migratori verso istituzioni ritenute in grado, ad alto<br />

costo, <strong>di</strong> aprire maggiori prospettive <strong>di</strong> impiego in altre parti<br />

d’Italia.<br />

È ben noto che il Mezzogiorno è comunque in grado <strong>di</strong> mettere<br />

a <strong>di</strong>sposizione del Paese un giacimento <strong>di</strong> intelligenze <strong>di</strong> prim’or<strong>di</strong>ne.<br />

Ma è ugualmente noto che la sottoutilizzazione dei laureati,<br />

ad esempio, è nel Mezzogiorno piú <strong>di</strong>ffusa che altrove.<br />

Viene da chiedersi se una maggiore selettività nell’istruzione<br />

meri<strong>di</strong>onale non potrebbe almeno evitare il formarsi <strong>di</strong> alcune<br />

“illusioni” e se non varrebbe la pena <strong>di</strong> <strong>stu<strong>di</strong></strong>are qualche forma <strong>di</strong><br />

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