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l'istituto italiano per gli studi filosofici e gli studi di economia

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tero contributi <strong>di</strong> gran livello su molti tratti della scienza economica,<br />

e<strong>gli</strong> ambì sempre ad avere una visione <strong>di</strong> sistema, <strong>di</strong> cui ogni ricerca<br />

doveva essere considerata parte integrante. Ma, e più che altro,<br />

avvertì che l’economista è destinato a lasciare il segno quando, dal<br />

problema che ha posto al centro del suo interesse, fa <strong>di</strong>scendere l’impegno<br />

a scoprire la soluzione e si preoccupa <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare (o creare)<br />

lo strumento atto a dare concretezza alla sua proposta».<br />

«Nitti, in questa luce, appare essere l’economista <strong>italiano</strong> che<br />

ebbe in sommo grado la creatività <strong>per</strong> in<strong>di</strong>viduare e porre in essere<br />

lo strumento adatto a conseguire l’esito desiderato. Non pare azzardato<br />

<strong>di</strong>re che sulla tra<strong>di</strong>zione nittiana si è e<strong>di</strong>ficata molta parte dell’Italia<br />

contemporanea. È questa preoccupazione <strong>di</strong> metodo che non<br />

ci pare debba andare <strong>per</strong>duta, ma adattata ai nostri tempi che avverto<br />

essere complessi e dai lineamenti minacciosamente confusi».<br />

«E poi, Nitti ci lascia un’ere<strong>di</strong>tà davvero pesante. Nel 1903 ebbe<br />

a scrivere: “La questione meri<strong>di</strong>onale ora è messa <strong>di</strong> fronte alla<br />

nazione, ogni sforzo <strong>per</strong> occultarla, ogni sforzo <strong>per</strong> evitarla, è vano”.<br />

Temo si debba ricostruire il suo pensiero in negativo <strong>per</strong> co<strong>gli</strong>ere il<br />

comune sentire in tanta parte dell’Italia, oggi. Ma il suo messaggio<br />

deve <strong>di</strong>venire il nostro, come impegno da tramandare alle nuove<br />

generazioni».<br />

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