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l'istituto italiano per gli studi filosofici e gli studi di economia

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conta<strong>di</strong>ni meri<strong>di</strong>onali e sull’autonomia del Mezzogiorno, nel quadro<br />

<strong>di</strong> un esas<strong>per</strong>ato federalismo dottrinario, finiva, al <strong>di</strong> là delle<br />

intenzioni, <strong>per</strong> contrapporre insanabilmente il sud al nord del<br />

Paese. Era una visione, quella del Salvemini, che risentiva della sua<br />

acre e ingiusta polemica antirisorgimentale e che, oggettivamente,<br />

poteva portare a suggestioni <strong>di</strong> tipo secessionistico.<br />

La posizione <strong>di</strong> Pasquale Saraceno – che identificava il «blocco<br />

sociale» come il piú <strong>per</strong>icoloso nemico da combattere <strong>per</strong> salvare<br />

il Mezzogiorno e l’Italia tutta dalla morsa soffocante dei nefasti<br />

residui feudali e che riteneva il «blocco sociale» <strong>per</strong>fino piú <strong>per</strong>icoloso<br />

del «blocco agrario» – deve <strong>di</strong>stinguersi anche da quella <strong>di</strong><br />

Gramsci che aveva pur giustamente rilevato ne<strong>gli</strong> anni Venti il<br />

ruolo negativo del blocco industriale-agrario.<br />

La verità è che il lungo e doloroso trava<strong>gli</strong>o <strong>di</strong> Pasquale Saraceno<br />

sui problemi della questione meri<strong>di</strong>onale e tutta la sua amara<br />

es<strong>per</strong>ienza sull’industrializzazione del Mezzogiorno collocano<br />

questa grande figura <strong>di</strong> uomo <strong>di</strong> Stato nel filone <strong>di</strong> pensiero dei<br />

filosofi e dei riformatori napoletani del Settecento. L’uno e <strong>gli</strong> altri<br />

sono uniti in una medesima sofferta es<strong>per</strong>ienza, nella faticosa analisi<br />

della vera contrad<strong>di</strong>zione, derivante dalla <strong>per</strong>manenza <strong>di</strong><br />

pesanti residui feudali nel Mezzogiorno d’Italia. Infatti, la contrad<strong>di</strong>zione<br />

principale non era <strong>per</strong> Saraceno la contrad<strong>di</strong>zione <strong>di</strong><br />

classe. L’idea che questa fosse la contrad<strong>di</strong>zione principale ha<br />

sviato intere generazioni e quasi tutti i partiti politici nella riflessione<br />

sulla questione meri<strong>di</strong>onale e ciò spiega fino in fondo l’isolamento<br />

terribile al quale fu condannato Pasquale Saraceno: e<strong>gli</strong><br />

non poteva essere compreso con le lenti delle teorie politiche correnti<br />

a cavallo dei due secoli, né con la storia viziata <strong>di</strong> sociologia<br />

che ha fatto <strong>per</strong>dere il proprio tempo a tante menti brillanti <strong>per</strong><br />

lunghi neghittosi anni. Solo se si colloca Saraceno nel filone del<br />

pensiero dei filosofi e dei riformatori napoletani del Settecento e<br />

in particolare del pensiero <strong>di</strong> Gaetano Filangieri e <strong>di</strong> Francesco<br />

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