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l'istituto italiano per gli studi filosofici e gli studi di economia

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essere conosciuti o forse anche spiegati, immeritevoli <strong>di</strong> conoscenza<br />

analitica, poiché ormai soverchiati da un presente tutto<br />

immanente e tutto coevo, privo <strong>di</strong> spessore e a<strong>per</strong>to a ogni forma<br />

<strong>di</strong> sopraffazione e ignoranza. È questo che suggerisce chi, avendone<br />

la responsabilità «politica» ripone le storie nel limbo delle<br />

forme del sa<strong>per</strong>e che non meritano se non una curiosa e marginale<br />

attenzione.<br />

Invece, e nonostante queste limitazioni, la cui sottolineatura<br />

trae lo spunto dalle parole dette, come dalle iniziative assunte in<br />

passato dall’amico Luigi De Rosa, il sa<strong>per</strong>e storico in Italia ha<br />

conosciuto e conosce un continuo fiorire <strong>di</strong> proposte; un fecondo<br />

rinnovarsi. Conosce il senso della critica e dell’autocritica, in virtù<br />

delle quali certi mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> fare storiografia nel recente passato hanno<br />

dato, è pur vero, frutti <strong>di</strong> cospicuo interesse, ma sono stati poi<br />

abbandonati, quando <strong>di</strong> essi è stata <strong>per</strong>cepita la sterilità oppure<br />

quando ci si è avveduti che essi erano troppo legati a forme contingenti<br />

<strong>di</strong> impegno o a teorie e interpretazioni desuete. Molte<br />

sono state le «voghe» invalse nella storiografia italiana: spesso vere<br />

e proprie infatuazioni: talché, <strong>per</strong> citare un solo esempio, il <strong>di</strong>scorrere<br />

<strong>di</strong> fatti d’alta politica venne <strong>per</strong> un certo tempo considerato<br />

come cosa <strong>di</strong>s<strong>di</strong>cevole o «evenemenziale», sicché parve più<br />

opportuno <strong>di</strong>scorrere «evenenzialmente» <strong>di</strong> cose più miserande e<br />

miserevoli, poiché più accoste al mondo vero, quello presumibilmente<br />

reale: salvo poi a intendere che entrambi i meto<strong>di</strong> si assomi<strong>gli</strong>avano,<br />

tranne che <strong>per</strong> l’oggetto della narrazione. Ed ebbe inizio<br />

la <strong>di</strong>scussione se compito dello storico fosse quello <strong>di</strong> narrare<br />

o spiegare: se <strong>di</strong> narrare, quali cose; se <strong>di</strong> spiegare, come. Insomma<br />

una serie <strong>di</strong> no<strong>di</strong> problematici che hanno reso e rendono ricca e<br />

viva la storiografia italiana, a <strong>di</strong>spetto <strong>di</strong> tutti coloro che vorrebbero<br />

ridurla a una sorta <strong>di</strong> in<strong>di</strong>stinta <strong>per</strong>cezione <strong>di</strong> un passato<br />

senza consistenza e senza cronologia.<br />

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