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l'istituto italiano per gli studi filosofici e gli studi di economia

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ficatori, e<strong>gli</strong> contrappone le leggi naturali dell’<strong>economia</strong>, <strong>gli</strong> usi<br />

della gente.<br />

Certo, tutto ciò è in lui appena abbozzato, embrionale: <strong>gli</strong><br />

manca <strong>per</strong>fino il linguaggio <strong>per</strong> esprimere tali concetti. Non<strong>di</strong>meno<br />

stupisce che non in Olanda o nelle Fiandre, non in Inghilterra,<br />

nemmeno nell’Italia settentrionale, bensì a Napoli, una<br />

Napoli già allora economicamente depressa, in una prigione della<br />

città, germo<strong>gli</strong>no certe intuizioni «borghesi», che prenderanno<br />

molto tempo a precisarsi e <strong>di</strong>ffondersi, e che oggi ancora sono <strong>di</strong><br />

minoranza fra <strong>gli</strong> intellettuali.<br />

Se ammettessimo qualche illazione suggestiva, che purtroppo<br />

non sarebbe possibile suffragare con sufficienti dati <strong>di</strong> fatto,<br />

pochissimo essendoci noto della <strong>per</strong>sonalità <strong>di</strong> Serra, si <strong>di</strong>rebbe<br />

quasi che e<strong>gli</strong> accusi fra le righe i governanti <strong>di</strong> voler manipolare,<br />

adulterare la moneta e l’<strong>economia</strong>, ben più <strong>di</strong> quanto possa fare il<br />

peggior in<strong>di</strong>viduo privato; ma se <strong>per</strong> questo il privato rischia la<br />

galera, i governanti menano vanto, esibiscono la loro vana forza, e<br />

chiamano alta strategia i loro intrighi politici. A noi pare che Serra<br />

inviti il lettore a collocarsi in una prospettiva del genere, e lo fa<br />

polemizzando non <strong>di</strong>rettamente con le autorità (sarebbe stato<br />

troppo <strong>per</strong>icoloso), ma con un Marc’Antonio De Santis, autore<br />

contemporaneo <strong>di</strong> pagine in cui, al solito, si pretendeva che «il<br />

valore delle monete non potesse esser altro che quello ad esse attribuito<br />

dal monarca» (così <strong>di</strong>ce lapidariamente Antonio Maria<br />

Fusco, in Antonio Serra, un mercantilista, relazione pubblicata<br />

ne<strong>gli</strong> «Annali» della Fondazione Einau<strong>di</strong>, vol. XV, 1981, pp.<br />

155-177).<br />

La <strong>di</strong>sputa concerneva in particolare una tipica questione del<br />

bimetallismo, che come è noto impone un rapporto legale fisso tra<br />

il valore dell’oro e quello dell’argento. Orbene, detto rapporto era<br />

<strong>di</strong> 13 carlini d’argento contro uno scudo d’oro, secondo il<br />

monarca, mentre secondo il libero mercato l’argento valeva ormai<br />

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