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l'istituto italiano per gli studi filosofici e gli studi di economia

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importi complessivi dei capitali <strong>di</strong> cre<strong>di</strong>to relativi a ciascun o<strong>per</strong>atore<br />

e sottostanti alle ren<strong>di</strong>te <strong>per</strong>petue che venivano iscritte sul Gran<br />

Libro del debito pubblico del Regno <strong>di</strong> Napoli, inaugurato dai Francesi».<br />

Il lavoro <strong>di</strong> ricerca confluito nel volume Il tesoro del re. Uomini<br />

e istituzioni della finanza pubblica milanese fra Cinquecento e Seicento<br />

<strong>di</strong> Marco Ostoni è stato organizzato in tre parti, che sostanzialmente<br />

coincidono con i capitoli in cui si <strong>di</strong>vide il volume. Nella<br />

prima si è tentato <strong>di</strong> ricostruire la storia della Tesoreria generale<br />

dello Stato <strong>di</strong> Milano, a partire da un rapido excursus sulle lontane<br />

origini dell’ufficio (le cui ra<strong>di</strong>ci affondano nell’età viscontea), soffermandosi<br />

sul momento in cui, contestualmente al processo <strong>di</strong> rior<strong>di</strong>no<br />

dell’intero apparato amministrativo lombardo, nel 1541 le Nuove<br />

Costituzioni ne definirono compiti, struttura e assetti organizzativi.<br />

Si è quin<strong>di</strong> proceduto a in<strong>di</strong>viduare i passaggi più significativi della<br />

storia dell’ufficio fra Cinque e Seicento, esaminando anzitutto i <strong>di</strong>spacci<br />

<strong>di</strong>ramati in materia <strong>di</strong> tesoreria dalle autorità spagnole, ma non<br />

tralasciando neppure le proposte <strong>di</strong> riorganizzazione e rior<strong>di</strong>no provenienti<br />

da Milano, avanzate a più riprese da<strong>gli</strong> stessi tesorieri, da<strong>gli</strong><br />

organismi <strong>di</strong> vertice dell’amministrazione finanziaria milanese, dai<br />

governatori dello Stato.<br />

«Da tali vicende – scrive l’autore – sono emerse alcune questioni<br />

essenziali, quali ad esempio lo scarto tra la teoria del buon funzionamento<br />

dell’ufficio e la prassi effettiva; la <strong>di</strong>stanza fra le proclamate<br />

esigenze <strong>di</strong> efficienza e le reali possibilità <strong>di</strong> intervento dei portatori<br />

<strong>di</strong> interessi coinvolti nella gestione della Tesoreria; le resistenze sollevate<br />

a vario livello (<strong>per</strong>iferico, ma non solo) da<strong>gli</strong> interventi della<br />

Corona; le contrad<strong>di</strong>zioni insite nelle politiche messe in atto dai vari<br />

attori. Si è delineato insomma un quadro estremamente interessante,<br />

nel quale la <strong>di</strong>alettica pubblico/privato si intreccia con quella centro/<strong>per</strong>iferia<br />

e nel quale <strong>gli</strong> agenti in campo si scontrano sul terreno<br />

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