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l'istituto italiano per gli studi filosofici e gli studi di economia

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Questa possibile interpretazione deve fare riflettere. Potrebbe<br />

voler <strong>di</strong>re che il ben noto “equilibrio” <strong>di</strong> sottoutilizzazione del<br />

Mezzogiorno ha cominciato a rom<strong>per</strong>si, in modo da provocare<br />

un’accelerazione socio-organizzativa, solo in <strong>per</strong>io<strong>di</strong> nei quali piú<br />

forte è stata <strong>per</strong> il Mezzogiorno un’azione esogena.<br />

Sono convinto che una spiegazione sod<strong>di</strong>sfacente del sempre<br />

atteso e mai conseguito decollo del Mezzogiorno possa essere<br />

invece trovata attraverso il “programma <strong>di</strong> ricerca” che lega il<br />

destino economico <strong>di</strong> un paese e <strong>di</strong> un’area a fattori <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne<br />

“istituzionale”, i quali sono in grado <strong>di</strong> spiegare, fra l’altro, la<br />

ragione <strong>per</strong> cui la rivoluzione produttiva de<strong>gli</strong> anni ’90, conseguente<br />

a forti flussi <strong>di</strong> investimento proveniente dall’estero, e alle<br />

innovazioni legate alla cosiddetta “<strong>economia</strong> della conoscenza”<br />

ed alla informazione tecnologica, non è stata <strong>di</strong> fatto avvertita se<br />

non marginalmente nel Mezzogiorno (v. O.E. Williamson e D.N.<br />

North)<br />

È da ricercare in questo sistema <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni il fatto che i<br />

<strong>di</strong>stretti industriali abbiano rappresentato una realtà nell’insieme<br />

debole nel Mezzogiorno e forte e propulsiva in altre parti d’Italia.<br />

Il “<strong>di</strong>stretto” è un modo <strong>di</strong> organizzare la produzione alternativo<br />

a quello “impresa-centrico” tra<strong>di</strong>zionale, nel senso che è l’intera<br />

comunità produttiva (incluse le istituzioni) che <strong>di</strong>viene ruolo<br />

impren<strong>di</strong>toriale del processo. Solo che, se è vero che nel Mezzogiorno<br />

è apparsa poco efficace la teoria del big push attivata da un<br />

sistema <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> imprese (in gran parte imprese quasi concluse in<br />

se stesse) è ancora piú <strong>di</strong>fficile dare ad una intera società quella<br />

“identità economico-culturale” idonea a fare nascere e pros<strong>per</strong>are<br />

un “<strong>di</strong>stretto” (v. G. Becattini, S. Brusco, G. Viesti).<br />

Disponiamo oggi <strong>di</strong> molti spezzoni <strong>di</strong> teorie che possono dare<br />

ragione del mancato decollo industriale del Mezzogiorno; molti e<br />

<strong>di</strong>versi <strong>per</strong>corsi <strong>di</strong> avvicinamento culturale (quello sociologico,<br />

quello politico, quello organizzativo della produzione) confortano<br />

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