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l'istituto italiano per gli studi filosofici e gli studi di economia

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La scandalosa vicenda del dopo terremoto aveva contribuito ad<br />

accentuare la vena <strong>di</strong> pessimismo presente nella riflessione dell’ultimo<br />

Saraceno. Tuttavia la conclusione alla quale e<strong>gli</strong> <strong>per</strong>veniva era<br />

tutt’altro che il <strong>di</strong>sarmo morale e la resa <strong>di</strong> fronte ad una ineluttabile<br />

degenerazione. Piuttosto, era improntata alla necessità <strong>di</strong><br />

riconfermare il proprio impegno <strong>di</strong> lotta civile: «Ritornare ad una<br />

politica <strong>per</strong> il Mezzogiorno ispirata allo sviluppo e non all’assistenza,<br />

[...] alla netta separazione anziché alla confusione tra<br />

potere politico e responsabilità gestionale, significherebbe battere<br />

il blocco sociale e dar vita alla formazione <strong>di</strong> un nuovo blocco<br />

sociale orientato al progresso» (Introduzione 1990). Ecco che in<br />

questa affermazione emerge la ferrea volontà dell’uomo <strong>di</strong> Stato<br />

che pensa ad una vera e propria rivoluzione, in continuità con<br />

quella unitaria del Risorgimento, <strong>per</strong> eliminare dalla scena italiana<br />

quel «blocco sociale» che Giorgio Ruffolo ha definito «i nuovi<br />

briganti» e fare avanzare «il progresso economico e civile dell’intera<br />

Nazione. Nazione, la nostra, che, <strong>per</strong> <strong>di</strong>mensione demografica<br />

ed economica e <strong>per</strong> tra<strong>di</strong>zione culturale, andrebbe iscritta nel<br />

novero delle gran<strong>di</strong> nazioni europee: solo che ne avesse, al pari<br />

delle altre, la volontà e l’orgo<strong>gli</strong>o».<br />

Bisogna intendere bene la concezione che aveva Saraceno del<br />

blocco sociale che soffoca lo sviluppo civile del Mezzogiorno, <strong>per</strong>ché<br />

è a partire da questa concezione che il suo meri<strong>di</strong>onalismo si<br />

<strong>di</strong>fferenzia sia da quello <strong>di</strong> Salvemini sia da quello <strong>di</strong> Gramsci. Il<br />

blocco sociale regressivo non è piú, <strong>per</strong> Saraceno, quello industriale-agrario,<br />

al quale si sarebbero dovuti opporre i conta<strong>di</strong>ni<br />

meri<strong>di</strong>onali o l’alleanza tra conta<strong>di</strong>ni del sud e proletariato industriale<br />

del nord. Il nuovo blocco sociale regressivo è il coacervo <strong>di</strong><br />

forze <strong>di</strong> varia provenienza sociale, che è cresciuto come un cancro<br />

alimentandosi della spesa pubblica. Perciò il meri<strong>di</strong>onalismo <strong>di</strong><br />

Saraceno non poteva essere quello <strong>di</strong> Salvemini, il quale, puntando<br />

quasi esclusivamente su una supposta funzione rivoluzionaria dei<br />

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