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l'istituto italiano per gli studi filosofici e gli studi di economia

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se comprendevano un pur ristretto Mercato comune europeo. Il<br />

tutto mentre la produttività me<strong>di</strong>a cresceva piú dei salari, e la presenza<br />

della impresa pubblica era imponente.<br />

Dentro queste con<strong>di</strong>zioni oggettive crebbero anche convincenti<br />

proposte progettuali; era maturata e <strong>di</strong>venne culturalmente vincente<br />

una visione teorica dello sviluppo economico (v. H.W. Arndt<br />

e G.M. Meier) che non fece fatica a far posto ad un modello <strong>di</strong><br />

azione pubblica <strong>per</strong> lo sviluppo regionale, del quale la Cassa <strong>per</strong> il<br />

Mezzogiorno fu un esempio <strong>di</strong> successo, <strong>stu<strong>di</strong></strong>ato ed imitato.<br />

Uomini competenti ed intellettualmente tesi al bene pubblico<br />

fecero proprio questo modello e riuscirono a farlo apprezzare<br />

dalla classe politica del tempo.<br />

Tanto <strong>di</strong> cappello a chi condusse quella batta<strong>gli</strong>a; ma lasciamo<br />

a<strong>gli</strong> storici il compito <strong>di</strong> collocarne i meriti nel loro contesto.<br />

Per quella che è la batta<strong>gli</strong>a politica o<strong>di</strong>erna, da condurre con<br />

debole voce in mezzo ad una schiera <strong>di</strong> scarsa capacità au<strong>di</strong>tiva,<br />

tutto questo vale poco. Anzi, il solo insistere a ricordarlo, finisce<br />

<strong>per</strong> indebolire le ragioni che possiamo addurre; quasi fosse un<br />

modo <strong>per</strong> cercare nel passato capacità <strong>per</strong>suasive altrimenti flebili.<br />

Ed invece c’è almeno una terza cosa che non vale la pena fare e<br />

che una certa conoscenza della storia delle politiche meri<strong>di</strong>onalistiche<br />

può aiutare ad evitare. L’evidenza storica ci suggerisce <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>ffidare dei gran<strong>di</strong> programmi cosí frequentemente annunciati e<br />

che hanno abusato <strong>di</strong> espressioni come “svolta”, “rottura”,<br />

“nuovo para<strong>di</strong>gma”, “sfida”, “centralità”, ecc… scomodate <strong>per</strong><br />

accompagnare la volontà <strong>di</strong> praticare una politica meri<strong>di</strong>onalistica.<br />

Piú che altro ci ha reso laicamente attenti a non ricorrere all’aggettivo<br />

“nuovo”, utilizzato come una specie <strong>di</strong> richiamo retorico<br />

cui indulgere <strong>per</strong> guadagnare un titolo sulle pagine dei quoti<strong>di</strong>ani.<br />

Lo stesso sforzo della seconda metà de<strong>gli</strong> anni ’90, che va sotto<br />

l’etichetta della “Nuova programmazione”, va giu<strong>di</strong>cato come un<br />

tentativo intellettualmente impegnativo, ma incapace <strong>di</strong> aggre<strong>di</strong>re<br />

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