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l'istituto italiano per gli studi filosofici e gli studi di economia

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senso o alla buona volontà <strong>di</strong> chi nei fatti deve governare queste<br />

situazioni.<br />

Le fosche previsioni <strong>di</strong> De Rosa non erano dunque infondate,<br />

sebbene le successive rielaborazioni delle tabelle <strong>di</strong> ripartizioni e i<br />

successivi tentativi <strong>di</strong> porre in essere un or<strong>di</strong>namento più equilibrato<br />

abbiano in parte (ma solo in parte) rime<strong>di</strong>ato ai rischi in<strong>di</strong>cati.<br />

Esse tuttavia costituivano un forte richiamo a riconsiderare la<br />

sorte dell’organizzazione de<strong>gli</strong> <strong>stu<strong>di</strong></strong> storici in Italia in un<br />

momento che <strong>per</strong> <strong>di</strong>verse ragioni metteva tali <strong>stu<strong>di</strong></strong> in una seria<br />

con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> crisi. L’eccessiva esplosione <strong>di</strong> insegnamenti generalizzanti,<br />

attuata subito dopo l’entrata in vigore dei decreto delegato<br />

n. 382 del 1980, insieme con la crescita della popolazione studentesca<br />

(prevista ma non preparata) finiva <strong>per</strong> offrire un’immagine<br />

deformata e deforme della con<strong>di</strong>zione reale de<strong>gli</strong> <strong>stu<strong>di</strong></strong> storici<br />

in Italia. La decisione adottata dalle autorità <strong>di</strong> governo e da<strong>gli</strong> enti<br />

<strong>di</strong> finanziamento della ricerca, <strong>di</strong> considerare alcuni settori del<br />

sa<strong>per</strong>e scientifico come settori «a sviluppo bloccato», poiché non<br />

imme<strong>di</strong>atamente produttivi <strong>di</strong> innovazioni tecnologiche, cadeva<br />

come un masso su un e<strong>di</strong>ficio già <strong>di</strong>sastrato.<br />

È probabile che anche l’abnorme proliferare <strong>di</strong> certe forme <strong>di</strong><br />

pseudospecializzazione, delle quali <strong>gli</strong> statuti delle Facoltà <strong>di</strong><br />

Storia o delle Facoltà che impartiscono insegnamenti storici<br />

abbondano, abbia provocato una reazione <strong>di</strong> rigetto. È infine possibile<br />

che la stessa crisi, da ultimo <strong>di</strong>venuta evidente, nel modo<br />

concreto <strong>di</strong> lavorare de<strong>gli</strong> storici, la <strong>di</strong>sputa tra le scuole storiche,<br />

fattasi in qualche caso <strong>di</strong>sputa <strong>di</strong> «clan» accademici o <strong>di</strong> gruppi <strong>di</strong><br />

potere politici, provocasse una sorta <strong>di</strong> repulsione verso scelte dal<br />

carattere troppo accentuatamente <strong>per</strong>sonalistico. Forse molti maestri<br />

debbono farsi un esame <strong>di</strong> coscienza, riflettendo sulle conseguenze<br />

ultime <strong>di</strong> certi colpi <strong>di</strong> mano accademici. Ma trarre da<br />

situazioni marginali o eccezionali una conclusione che <strong>di</strong> fatto può<br />

paralizzare e certo rende quanto mai arduo lo svolgimento della<br />

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