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l'istituto italiano per gli studi filosofici e gli studi di economia

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il modo moderno <strong>di</strong> produzione non si afferma entro i confini<br />

fisici dell’azienda ma in un sistema <strong>di</strong> relazioni nelle quali l’insieme<br />

dei contratti <strong>di</strong> cui l’impresa vive può svolgersi in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> certezza<br />

(<strong>di</strong> costi, <strong>di</strong> esiti, <strong>di</strong> tempi) ed a con<strong>di</strong>zioni competitive. Tale<br />

sistema impone continui processi <strong>di</strong> esternalizzazione che possono<br />

anche giungere al trasferimento dell’intera unità della produzione<br />

fisica a mi<strong>gli</strong>aia <strong>di</strong> chilometri. In ogni caso, le transazioni dell’impresa<br />

sono sempre complesse, mutevoli, con una razionalità che<br />

molto spesso si scopre ex-post, <strong>per</strong> cui si richiede che l’impresa<br />

possa mo<strong>di</strong>ficare <strong>di</strong> continuo le sue scelte. L’impresa che o<strong>per</strong>a nel<br />

mercato globale mo<strong>di</strong>fica le con<strong>di</strong>zioni dell’incertezza del proprio<br />

o<strong>per</strong>are, ma non le fa naturalmente scomparire in ra<strong>di</strong>ce. Le<br />

ragioni della sua efficienza sono portate fuori l’azienda; si pensi<br />

alla funzionalità della giustizia, all’efficienza della pubblica amministrazione,<br />

al comportamento della classe politica e sindacale, alle<br />

professionalità dei servizi <strong>di</strong> consulenza e <strong>di</strong> assistenza.<br />

Dall’altro lato sappiamo che nel Mezzogiorno la qualità della<br />

spesa pubblica è modesta e che essa non si realizza con le cadenze<br />

temporali previste né con ritar<strong>di</strong> ragionevoli. Troppo frequente è<br />

il caso <strong>di</strong> una richiesta <strong>di</strong> spesa pubblica non accompagnata dalla<br />

garanzia che essa sarà impiegata nei tempi e nei mo<strong>di</strong> dovuti;<br />

troppo frequente è l’idea che una volta ottenuto un impegno <strong>di</strong><br />

spesa pubblica, poi la si impiegherà nel modo magari piú urgente,<br />

ma <strong>di</strong>verso dalla motivazione originaria. Diffuso è il sospetto – che<br />

ha poi il riscontro <strong>di</strong> evidenze – che ad esempio i fon<strong>di</strong> europei e<br />

quelli nazionali destinati alle “aree sottoutilizzate” siano in realtà<br />

usati <strong>per</strong> impieghi del tutto “or<strong>di</strong>nari” e non <strong>per</strong> investimenti produttivi.<br />

Siamo qui nei <strong>di</strong>ntorni <strong>di</strong> un problema che i meri<strong>di</strong>onalisti piú<br />

accorti hanno da sempre avvertito. Scrisse a suo tempo F.S. Nitti:<br />

“L’Italia meri<strong>di</strong>onale non deve chieder né lavori pubblici frettolosi,<br />

né concessioni gran<strong>di</strong>ose e nemmeno forse istituti nuovi.<br />

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