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l'istituto italiano per gli studi filosofici e gli studi di economia

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sico” e del <strong>di</strong>battito sul Mezzogiorno che ebbe luogo nel secondo<br />

dopoguerra.<br />

Infatti la tenace batta<strong>gli</strong>a <strong>di</strong> Saraceno si accosta idealmente ai<br />

motivi ispiratori della Storia del Regno <strong>di</strong> Napoli <strong>di</strong> Benedetto<br />

Croce in cui il filosofo avvertiva, proprio a proposito della questione<br />

meri<strong>di</strong>onale, che «bisogna con ogni cura guardarsi dal compiere<br />

un indebito trapasso dalla storia etica e politica alla storia<br />

economica e sociale e pretendere <strong>di</strong> ritrovare in questa il movimento<br />

storico e la virtú nazionale che si deve invece ritrovare e<br />

mostrare nell’altra».<br />

Questa tra<strong>di</strong>zione in cui si collocava Saraceno, la tra<strong>di</strong>zione che<br />

concepiva il problema dell’unificazione economica del Paese come<br />

una questione etico-politica, è quella che lega il pensiero dei filosofi<br />

e dei riformatori napoletani del Settecento al Risorgimento <strong>italiano</strong><br />

e arriva fino alla fondazione della Repubblica. Proprio Antonio<br />

Genovesi aveva a<strong>per</strong>to il cammino verso una concezione del<br />

primato dell’etica nell’<strong>economia</strong>, del pubblico sul privato, dell’interesse<br />

generale e del bene comune su<strong>gli</strong> interessi particolari.<br />

E ancora, il richiamo ai filosofi e ai riformatori napoletani ci<br />

pare del tutto <strong>per</strong>tinente proprio <strong>per</strong> la forte attenzione che Saraceno<br />

ha de<strong>di</strong>cato al consolidamento dello Stato moderno in Italia<br />

e <strong>per</strong> la chiarezza con cui e<strong>gli</strong> ha visto che questo consolidamento<br />

si realizza attraverso la lotta della giustizia e delle istituzioni contro<br />

<strong>gli</strong> interessi <strong>di</strong> quella «violenza privata» che Gaetano Filangieri<br />

e Francesco Mario Pagano in<strong>di</strong>viduarono come l’ostacolo da combattere<br />

<strong>per</strong> l’affermazione dello Stato moderno. Croce la chiamava<br />

«eterna rapina», sulle orme <strong>di</strong> Silvio Spaventa, che aveva denunciato<br />

l’o<strong>per</strong>a nefasta delle «forze neofeudali», quando, ministro<br />

del giovane Stato unitario, era stato impegnato in una lotta senza<br />

quartiere <strong>per</strong> <strong>di</strong>fendere il pubblico erario dall’assalto delle gran<strong>di</strong><br />

imprese dei lavori pubblici: quelle società anonime concessionarie<br />

della costruzione delle reti ferroviarie, con alla testa il banchiere<br />

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