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l'istituto italiano per gli studi filosofici e gli studi di economia

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qui presentati unitariamente in quanto simile è <strong>per</strong> tutti lo spunto da<br />

cui prendono l’abbrivio: riflessioni che sulla realtà meri<strong>di</strong>onale quale<br />

andò configurandosi in uno o in altro momento fecero <strong>stu<strong>di</strong></strong>osi o<br />

es<strong>per</strong>ti <strong>di</strong> <strong>economia</strong> a quella realtà contemporanei, e che in essa si<br />

trovarono a vivere <strong>per</strong> nascita o <strong>per</strong> contingenze particolari. Otto<br />

<strong>per</strong>sonaggi campeggiano nei <strong>di</strong>versi capitoli che compongono il<br />

volume, e tutti ebbero un non su<strong>per</strong>ficiale rapporto con la realtà economica<br />

e sociale del Mezzogiorno, e costituirono anzi dei punti <strong>di</strong><br />

riferimento non solo nell’età in cui si trovarono a vivere, ma anche<br />

in quelle successive. Questi <strong>per</strong>sonaggi, che in larga parte rappresentano<br />

la cultura e il pensiero economico espressi dal Mezzogiorno continentale,<br />

sono: Antonio Serra, Carl’Antonio Broggia, Antonio<br />

Genovesi, Fer<strong>di</strong>nando Galiani, Pietro Giannone, Bernardo Tanucci,<br />

Lodovico Bianchini e Francesco Saverio Nitti. Diversi l’uno dall’altro<br />

<strong>per</strong> formazione, interessi e orientamenti tutti hanno in comune<br />

un’altra peculiarità: nell’analisi dei problemi del loro tempo – pur<br />

recando contributi a volte importanti al progresso teorico – si sforzarono<br />

<strong>di</strong> tenersi lontano da ogni astrattezza teorica e <strong>di</strong> adattare piuttosto<br />

la teoria economica – intesa nel senso più largo del termine –<br />

alla concreta soluzione <strong>di</strong> quei problemi; e spesso, puntando a questo<br />

risultato, finirono con lo scoprire aree teoriche ancora sconosciute<br />

alla stessa teoria contemporanea. Vi è poi un altro filo conduttore<br />

che li lega al <strong>di</strong> là del tempo, della provenienza e della formazione,<br />

ed è il fatto che, partendo tutti dall’analisi <strong>di</strong> un’area geografica i cui<br />

caratteri <strong>di</strong> depressione sembravano nel tempo indelebili, giunsero<br />

tutti, da <strong>di</strong>verse angolazioni, alla conclusione che, <strong>per</strong>no <strong>di</strong> ogni<br />

azione <strong>di</strong> avanzamento è lo Stato; uno Stato inteso non come <strong>di</strong>spensatore<br />

<strong>di</strong> benefici, ma come in<strong>di</strong>spensabile fattore propulsivo <strong>di</strong><br />

qualunque azione <strong>di</strong> crescita. Questo è incontestabile <strong>per</strong> Serra,<br />

Genovesi, Galiani, ecc., fino a Nitti, ed anche <strong>per</strong> Giannone, che<br />

non può definirsi economista strictu sensu, in quanto antepone la<br />

politica all’<strong>economia</strong>, ma appunto <strong>per</strong> questo documentò che era<br />

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