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l'istituto italiano per gli studi filosofici e gli studi di economia

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quando era l’Olanda a detenere il primato economico, e l’Inghilterra<br />

<strong>gli</strong>elo insi<strong>di</strong>ava).<br />

L’intelligenza <strong>di</strong> Serra fu <strong>di</strong> non lasciarsi fatalmente e totalmente<br />

soffocare dal vecchio modo <strong>di</strong> pensare mercantilistico, che<br />

era troppo ossessionato dall’oro e dall’argento <strong>per</strong> non ricorrere a<br />

ogni espe<strong>di</strong>ente pubblico, anche violento, anche truffal<strong>di</strong>no, come<br />

prima e talvolta unica condotta <strong>per</strong> accrescere la liqui<strong>di</strong>tà dell’<strong>economia</strong><br />

nazionale. Mentre il mercantilismo più grezzo ragionava<br />

o sragionava come se l’oro e l’argento fossero la ricchezza tout<br />

court (ma si provi a mangiare e a bere questi metalli in un deserto,<br />

dove non si abbia altro <strong>per</strong> sopravvivere), Serra concepiva più<br />

umanamente il benessere economico, e con più realismo ne legava<br />

l’origine all’o<strong>per</strong>osità del popolo.<br />

E<strong>gli</strong> capiva che l’industria poteva essere produttiva anche più<br />

dell’agricoltura (in questo anticipava ad<strong>di</strong>rittura la critica ai fisiocrati),<br />

e che le ricchezze si potevano creare dal nulla, senza doverle<br />

portar via a<strong>gli</strong> altri, e che quin<strong>di</strong> <strong>gli</strong> stranieri non erano da <strong>per</strong>seguitare,<br />

bensì da chiamare come collaboratori. Nel Breve trattato<br />

si <strong>di</strong>rebbe che Serra abbia inteso la lezione della storia spagnola<br />

anche me<strong>gli</strong>o de<strong>gli</strong> spagnoli stessi: la lezione <strong>per</strong> cui bisogna puntare<br />

a che la buona <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> oro e argento derivi dalla pros<strong>per</strong>ità<br />

della nostra <strong>economia</strong>, non che la pros<strong>per</strong>ità della nostra<br />

<strong>economia</strong> <strong>di</strong>penda dalla buona <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> oro e argento.<br />

Ecco dove Serra sfugge alla mentalità mercantilistica, e se<br />

vo<strong>gli</strong>amo pure alla mentalità keynesiana: <strong>per</strong> lui, la liqui<strong>di</strong>tà finanziaria<br />

conta meno del lavoro efficiente, dell’industria capace, dell’abilità<br />

dei produttori e dei mercanti, dei novatori, de<strong>gli</strong> impren<strong>di</strong>tori.<br />

All’abilità pubblica <strong>di</strong> irretire, imbri<strong>gli</strong>are, escogitare mezzi<br />

e mezzucci <strong>per</strong> torchiare il prossimo, compresi i contribuenti,<br />

comandare o<strong>per</strong>atori economici magari protetti, ma asserviti (protego<br />

ergo obligo), Serra contrappone l’abilità dei liberi concorrenti,<br />

che si affrontano sul mercato a<strong>per</strong>to. Alle leggi dei terribili piani-<br />

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