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Post/teca<br />

vita che posso desiderare: niente da fare, leggere, studiare, pensare».<br />

Nato a Torino il 14 agosto 1910, studente del D'Azeglio, il liceo della buona<br />

borghesia cittadina, aveva per compagni Bobbio e Ginzburg, Pavese e Einaudi. La<br />

mamma si raccomanda al loro professore Augusto Monti perché lo tenga lontano<br />

dai pericoli della montagna. Ci voleva altro! Nel 1928, a 18 anni, con Renato Chabod<br />

apre una via sull'Herbétet (3778 m) nel Gran Paradiso: è la via della cresta Sud-<br />

Ovest, fra temibili spuntoni. Le scalate erano la sua grande passione da quando Tota<br />

Paganôn lo portava ragazzino ai Picchi del Pagliaio in Val Sangone (come raccontò<br />

in un esilarante articolo). Alla morte, 26 dicembre 1988, si trovò fra le sue carte un<br />

curriculum estremamente dettagliato dell'attività alpinistica, con oltre<br />

centocinquanta salite fra cui il Monte Bianco lungo quattro vie diverse, Jorasses e<br />

Cervino, senza contare una grande quantità di gite scialpinistiche. Come scrisse<br />

Italo Calvino, la passione di Mila per la montagna faceva scoprire un uomo «che<br />

certo non aveva problemi con se stesso, che sapeva senza incertezze cosa gli piaceva<br />

e cosa non gli piaceva, così come sapeva cosa doveva e cosa non doveva fare: da ciò<br />

l'ostinazione e la sicurezza in quel che diceva e faceva».<br />

Naturalmente la montagna era un hobby, la sua professione era quella di storico<br />

della musica e di critico musicale. Protagonista di un esordio folgorante quando la<br />

tesi di laurea, Il melodramma di Verdi, viene pubblicata da Laterza, nel 1933, su<br />

insistente consiglio di Benedetto Croce, la sua precoce carriera, che lo vede a<br />

ventitré anni redattore della Rassegna Musicale e coinvolto nel Maggio Fiorentino è<br />

però interrotta dagli arresti per antifascismo e in seguito dalla partecipazione alla<br />

Resistenza nel Canavese, come ispettore militare partigiano. Tuttavia trova il tempo<br />

per tradurre due libri culto come Le affinità elettive di Goethe e Siddharta di<br />

Herman Hesse, entrambi per Einaudi, di cui diventa redattore nel 1945, restandone<br />

consulente fino alla morte. L'anno dopo esce il suo libro più conosciuto: Breve<br />

storia della musica, eccellente e pratico compendio, che l'editore ripubblica per<br />

cinquant'anni. Quindi verranno L'arte di Verdi, Compagno Strawinsky e le<br />

Letture: Don Giovanni, Nozze di Figaro, Flauto Magico, Nona Sinfonia.<br />

Collaboratore dell'Unità dal dopoguerra, dell'Espresso dal 1955 e della Stampa dal<br />

1967, non è opinionista che rifugga le polemiche, come quando entra in contrasto<br />

con Roderigo di Castiglia, pseudonimo di Togliatti, attorno al rapporto fra cultura e<br />

politica, querelle che ricorda quelle sullo zdanovismo fra Togliatti e Vittorini e fra<br />

Togliatti e Bobbio. Mila nel 1949 recensisce sulla Rassegna Musicale un libro<br />

inglese sulla musica in Urss. Togliatti su Rinascita si stupisce di vedere Mila<br />

allineato «con i Comitati civici nell'accusare d'ignoranza Zdanov». Poi scaglia una<br />

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