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Post/teca<br />

di Emilio Ranzato<br />

Marion Crane ha tutto per entrare nel novero delle eroine hitchcockiane. È giovane. È fragile ma<br />

determinata. Ha una relazione<br />

sentimentale difficile in procinto di trasformarsi in un lungo viaggio iniziatico attraverso gli ostacoli<br />

della vita. Ma soprattutto è bionda, anche se di un biondo più opaco rispetto a quello delle sue<br />

illustri colleghe del passato, così come la sua bellezza ha qualcosa di spigoloso che sa vagamente<br />

di presagio.<br />

Infine, porta il volto di Janet Leigh, un'attrice già famosa per aver partecipato a una trentina di film<br />

ed essere stata protagonista femminile incontrastata in pellicole importanti come Lo sperone nudo<br />

di Anthony Mann (1953) e L'infernale Quinlan di Orson Welles (1958), oltre che per essere da una<br />

decina d'anni la moglie della star Tony Curtis.<br />

Marion Crane, insomma, non può morire. Qualsiasi cosa possa accaderle durante il film, ne uscirà<br />

in un modo o nell'altro indenne. Questo è il patto stipulato tacitamente con il pubblico, che infatti<br />

prenderà sempre le sue difese, persino quando constaterà che si tratta di una ladra. Quei<br />

quarantamila dollari di cui si impossessa, d'altronde, le servono per dare solidità alla sua relazione,<br />

e poi la vittima del furto è un viscido petroliere maschilista che ha confessato candidamente di<br />

dichiararsi nullatenente al fisco.<br />

Il fatto di intraprendere una fuga in solitaria contro il mondo intero, anzi, non fa che cementare il<br />

suo rapporto con chi guarda. Anche perché la cinepresa la pedina ossessivamente, e se si scosta<br />

dal suo viso è per mostrarci ciò che sta vivendo in febbrili soggettive, mentre delle voci ci rendono<br />

conto persino dei suoi pensieri.<br />

Pertanto, quando Marion, dopo ben tre quarti d'ora di film - ossia dopo aver superato il controllo di<br />

un poliziotto particolarmente scrupoloso, cambiato previdentemente auto, fatto fronte a un<br />

acquazzone rintanandosi in un modesto motel di una stradina secondaria - deciderà di fare una<br />

doccia ignorando che sarà l'ultima della sua vita, a cadere sotto i colpi di un'improvvisa furia<br />

omicida non saranno soltanto le sue membra inermi, ma anche le certezze dello spettatore.<br />

Nel momento in cui la cinepresa si allontanerà lentamente dal suo occhio ormai immobile e<br />

spalancato sull'orrore, testimone attonito più per la verità che ha intuito che per la violenza in cui è<br />

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