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Post/teca<br />

Rifare le frasi fatte<br />

31 AGOSTO 2010<br />

di giuseppe civati<br />

Da sempre sostenitore del modello kirghiso, mi sottraggo alla brillante discussione<br />

avviata da D’Alema e subito sviluppata da Franceschini, rivisitata da Bindi e<br />

reinterpretata da Vassallo (il nome indica il ruolo che svolge per conto di Veltroni).<br />

Secondo me si deve ripartire, per sobrietà, dal mattarellum ed evitare uno<br />

spettacolo simile, che puntualmente i responsabilissimi dirigenti del Pd<br />

ripropongono agli incolpevoli (e attoniti) elettori. Poi se la prendono con Renzi che<br />

chiede la rottamazione: rottamazione con il doppio turno o alla tedesca? Già.<br />

Quello che non hanno capito i nostri sempiterni leader è che di fronte a quello che<br />

sta accadendo – icasticamente rappresentato dalla tenda berbera con hostess e<br />

cavalli e carabinieri che rievocano Pastrengo (tutto vero) – ci vuole una rivoluzione.<br />

Sì, proprio una rivoluzione. Di fronte al crollo di questa Italia, non si può<br />

traccheggiare. Non ci si può abbandonare al politicismo. Non si può discutere come<br />

se il mondo si riducesse a tre palazzi romani e a due segreterie di partito. No, non<br />

si può. Non solo è sbagliato, è quasi immorale. Perché l’Italia può e deve essere<br />

meglio di così. E di fronte a quello che abbiamo visto negli ultimi vent’anni, bisogna<br />

esagerare. Dall’altra parte. Sognare qualcosa di nuovo, la notte, e, durante il<br />

giorno, saperlo spiegare con parole chiare.<br />

La rivoluzione, ci vuole. Una rivoluzione che riguardi prima di tutto noi stessi. E vuol<br />

dire che noi dobbiamo fare proprio il contrario di così. I giornali si aspettano che noi<br />

ci mettiamo a discutere – anzi, a litigare – sul sistema elettorale? E noi non lo<br />

facciamo. E presentiamo le nostre proposte per i precari. Gli addetti ai lavori ci<br />

interrogano circa la migliore leadership di un eventuale governo tecnico che ci<br />

sappia traghettare verso le prossime elezioni? E noi rispondiamo che abbiamo<br />

un’idea per il fisco e per la lotta all’evasione. Tutti si chiedono chi si candiderà alle<br />

primarie? E noi, dal momento che tra l’altro si sono già candidati proprio tutti alle<br />

primarie, rispondiamo che abbiamo da fare, perché riaprono le scuole. Qualcuno ci<br />

cita l’ennesima dichiarazione di Bocchino (che ormai dichiara anche nel sonno)? E<br />

noi rispondiamo, sereni, che ci vuole una nuova politica estera, perché questa cosa<br />

di Gheddafi è avvilente.<br />

E poi ci vuole una rivoluzione della politica. Sul serio. Che tolga argomenti alla<br />

famosa anti-politica (che si sono inventati i cattivi-politici), che si rivolga agli<br />

astensionisti sempre più numerosi, che sappia trovare la misura al «tempo» e alla<br />

«dote», diceva Dante, rievocando una Firenze che non c’è più. Due mandati<br />

possono bastare, si può rinunciare alla pensione, si può ridurre del 20-30% lo<br />

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