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Post/teca<br />

La grafomania degli scrittori spesso si ribellava ai limiti della cartolina. Proust mandò una lunga<br />

lettera scomposta in dieci cartoline.<br />

Kafka non aveva scrupoli a invadere l'immagine non solo con le parole, ma anche con uno schizzo di<br />

se stesso, sconsolato e inappetente in sanatorio. Più conciso, Waugh si interrogava: «Come fanno i<br />

romanzieri a scrivere dei libri così lunghi? Sono sicuro che potrei scrivere qualsiasi romanzo su due<br />

cartoline postali».<br />

Nelle cartoline si sollevavano problemi inquietanti, come quando Freud, preoccupato, scrisse a<br />

Binswanger: «Che cosa vuol fare lei con l'inconscio o piuttosto come pretende di cavarsela senza<br />

l'inconscio? Forse che in conclusione il diavolo filosofico la tiene nei suoi artigli? Mi tranquillizzi». O<br />

dichiarazioni di estetica, come quella di Victor Hugo dietro alla cartolina di un castello diroccato: «Il<br />

passato è bello solo così. In rovina». O una svolta filosofica, come nella celebre cartolina di<br />

Nietzsche da Sils-Maria in cui celebra la sua scoperta di Spinoza: «Sono stupito, estasiato! Ho un<br />

precursore e che precursore!».<br />

Parenti e amici seguivano i viaggi su una scia di cartoline. Wilde annunciava la sosta a Ravenna per<br />

ammirare i mosaici. Il giovane Hofmanstahl stupiva la nonna con una peraltro precaria padronanza<br />

dell'italiano, sfoggiata in una cartolina imbucata in «una bocca di lettere». Palma Bucarelli non si<br />

accontentava di un cartolina della città giapponese, ma aggiungeva: «Tokio di notte è un bellissimo<br />

spettacolo perché le scritte pubblicitarie fortunatamente non le leggiamo, sono segni astratti su<br />

colori luminosi, tra cui certi rosa, violetti, arancioni, insoliti per le nostre strade». Malaparte mandava<br />

all'amato levriero di Stromboli cartoline che aveva tenuto a lungo sul suo corpo, perché gliene<br />

arrivasse l'odore, indirizzandole «a Febo Malaparte, Capri».<br />

Solo di rado la cartolina serviva a scusare la brevità dello scritto. «Quando sei stanca e non hai nulla<br />

di speciale da dirmi, prendi una cartolina postale, scrivi l'indirizzo e comunicami che stai bene. Guai<br />

se lo scrivermi ha da esserti una cosa sgradevole; preferisco la cartolina postale», dichiarava Svevo<br />

alla moglie. «Stanca ma felice», ripeteva Colette in ogni cartolina spedita alla madre durante il suo<br />

tour teatrale. «Ho sofferto molto più di ora: se tu puoi ti prego di restare mandandomi giornalmente<br />

una cartolina»., chiedeva Campana alla Aleramo. Era celebre la concisione dei ringraziamenti di<br />

Morand a chi gli aveva mandato un libro. Ma niente supera la nudità dei «baci» mandati da Simenon<br />

alla madre che gli preferiva il fratello.<br />

A volte la cartolina era la foto del posto in cui risiede il mittente. Colette mandava alla sua amante,<br />

Missy, quella con la sua casa di Saint-Tropez. Inutile dire che l'aveva fatta sequestrare per uno<br />

sbaglio: avevano scritto il suo nome con due elle. Più dettagliata, Kiki de Montparnasse, in orgiastica<br />

vacanza a Villefranche, segnava sulla facciata dell'Hotel Welcome la sua camera e il bar dei marinai,<br />

dove si dava al bel tempo. Hesse, appena separato dalla moglie, mandava la cartolina della Casa<br />

Camuzzi del Canton Ticino, dove si era trasferito.<br />

L'erotismo non si limitava alle ingenue nudità offerte dai pornografi. Joyce faceva ritratti<br />

particolareggiati, in latino maccheronico, delle prostitute che frequentava. Per farsi ricordare<br />

dall'amato Dalí, Lorca aveva disegnato una doppia aureola intorno alla propria foto formato cartolina<br />

che gli mandava. Su quel pezzo di carta potevano materializzarsi delicati equilibri. Cioran mandava<br />

all'amante una cartolina da Toledo – «Tornare a Parigi è assurdo. La Spagna avrebbe dovuto essere<br />

la mia patria» – con in calce gli indulgenti saluti della moglie.<br />

La cartolina poteva preparare incontri importanti. Eliot invitava Joyce, sempre squattrinato, a<br />

prendere il tè con una mecenate. Quando la Pivano, che stava traducendo Addio alle armi, aveva<br />

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