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Post/teca<br />

Trecento chilometri in undici giorni, a piedi, nella<br />

Norvegia delle pecore e delle renne che è diventata il<br />

Paese più ricco del mondo<br />

ALESSANDRO BARBERO<br />

HJERKINN (NORVEGIA)<br />

Ma può una passeggiata durare undici giorni e coprire 283 chilometri? Una vocina<br />

interiore mi dice che il Tommaseo, lo Zingarelli e altri illustri lessicografi si stanno<br />

rivoltando nella tomba all'idea che un vocabolo tanto modesto e familiare possa<br />

essere stravolto fino a questo punto. D'altra parte, se il mio viaggio a piedi in<br />

Norvegia lo chiamassi trekking non è detto che il Tommaseo si rallegrerebbe, anzi.<br />

Ma in realtà è stato piuttosto un pellegrinaggio, o almeno mezzo: ho percorso,<br />

infatti, quasi metà della via di Olaf, che i responsabili del turismo norvegese<br />

vorrebbero rendere popolare come alternativa al Cammino di Santiago. Sant'Olaf è<br />

il re che intorno al Mille completò la cristianizzazione della Norvegia, e di solito lo si<br />

raffigura appoggiato all'ascia con cui massacrava chiunque osasse opporsi a quella<br />

nobile missione. Sergio Valzania, inventore del pellegrinaggio radiofonico, è un<br />

cristiano assai più mite e pacifista, ma l'idea di andare a trovare Sant'Olaf, sepolto<br />

nell'antica cattedrale di Nidaros a Trondheim, gli è piaciuta assai, e un mese fa mi<br />

ha invitato a condividere con lui l'avventura e la trasmissione.<br />

Non si può dire che la presenza del santo si faccia particolarmente sentire lungo il<br />

cammino. In generale qui sono poche le tracce del passato, appena qualche chiesa<br />

di legno sopravvissuta agli incendi; e anche quelle sono posteriori di secoli rispetto<br />

all'epoca in cui Olaf batteva il paese, riscuotendo dai contadini il tributo in pellicce<br />

di martora, interrogandoli sulla loro fede, e soprattutto impiccando e decapitando,<br />

tagliando mani e piedi e strappando occhi, là dove incontrava resistenza. In<br />

compenso, camminare a piedi per quasi trecento chilometri, di villaggio in villaggio,<br />

di fattoria in fattoria, da un Peppe's Pizza a un altro, permette di farsi una certa idea<br />

di che cos'è la Norvegia d'oggi: una nazione seduta sul petrolio, che appena una<br />

generazione fa era il Paese più povero d'Europa e oggi è il più ricco del mondo. I<br />

norvegesi sembrano ancora un po' increduli, e non hanno dimenticato i placidi ritmi<br />

di vita degli antenati, e la loro indifferenza al tempo maturata in secoli di lunghe<br />

notti invernali; in compenso, due bottigliette d'acqua di quelle piccole comprate dal<br />

benzinaio ti costano 9 euro.<br />

Nel Paese più ricco del mondo si lavorano meno giornate all'anno rispetto a<br />

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