postteca201008 (PDF - 3.8 Mb) - Girodivite
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Post/teca<br />
era impegnato in Occidente contro i barbari, colpì al cuore il cristianesimo, ordinando la chiusura<br />
delle chiese, la confisca dei cimiteri e delle altre sedi di ritrovo, l'esilio in luoghi sorvegliati dei<br />
vescovi, dei sacerdoti, dei diaconi, con la minaccia di morte nei confronti di tutti coloro che<br />
contravvenissero a questa disposizione.<br />
Nel 258 la persecuzione diviene più feroce e mirata. Si dispose di uccidere, dopo la semplice<br />
identificazione e senza alcun processo, tutti gli ecclesiastici, in quanto si riteneva che non fosse più<br />
il tempo della integrazione e che, anzi, se si voleva colpire il cristianesimo, occorreva annientarlo<br />
come Chiesa, in tutti i suoi gradi e specialmente nei vertici, così come era determinante confiscare<br />
le proprietà e i luoghi della liturgia e della sepoltura.<br />
Protagonisti famosi di questi provvedimenti furono - come è noto - Cipriano di Cartagine, Dionigi di<br />
Alessandria e Sisto ii vescovo di Roma. Quest'ultimo fu trucidato insieme a quattro diaconi il 6<br />
agosto del 258. Cipriano ricorda le circostanze drammatiche dell'eccidio, di cui aveva appreso la<br />
dinamica dai suoi chierici presenti a Roma in quel momento: "Xystum autem in coemeterio<br />
animadversum sciatis viii idus Augustus die et cum eo diacones quattuor" (Epistula, 80). I fatti,<br />
testimoniati anche dalla Depositio martyrum, dalla Depositio episcoporum e dal Martirologio<br />
Geronimiano sono rievocati anche da Papa Damaso (366-384), che in un celebre epigramma<br />
(Epigrammata damasiana, 17), sistemato presso la tomba di Sisto ii, ricorda come il Pontefice fu<br />
sorpreso dai soldati proprio mentre celebrava nel cimitero di San Callisto. Con lui, come si<br />
arguisce da un secondo epigramma, recuperato da Giovanni Battista de Rossi nella cripta dei<br />
Papi, furono uccisi anche gli altri appartenenti alla gerarchia ecclesiastica romana (ibidem, 16):<br />
"Hic comites Xysti portant qui ex hoste trophaea" e, probabilmente, i quattro diaconi, a cui, nel<br />
Liber Pontificalis sono aggiunti anche Felicissimo e Agapito, sepolti nel cimitero di Pretestato:<br />
"Capite truncatus est, et cum eo alii sex diaconi, Felicissimus et Agapitus, Ianuarius, Magnus,<br />
Vincentius et Stephanus" (LP i, 155).<br />
Qualche giorno dopo, nell'ambito degli stessi provvedimenti, il 10 agosto, secondo la Depositio<br />
martyrum e il martirologio geronimiano fu ucciso anche l'arcidiacono Lorenzo, deposto nel cimitero<br />
di Ciriaca sulla via Tiburtina, secondo anche quanto riferiscono i Padri della Chiesa, che<br />
recuperano un'affabulazione leggendaria che ne descrive il martirio sulla graticola, dopo aver<br />
distribuito i suoi averi ai poveri. Attorno alla sua figura - come si diceva - nacque presto una storia<br />
inserita nella passio Polichronii, secondo la quale Lorenzo era, appunto, arcidiacono di Sisto ii;<br />
mentre il Papa era condotto al martirio, egli si rammaricò di non poter seguire la sorte del<br />
Pontefice, tanto che costrinse i carnefici a promettergli che dopo tre giorni avrebbe ottenuto anche<br />
lui la palma della vittoria.<br />
Al di là della affabulazione leggendaria, la storicità del martire Lorenzo è attestata dai monumenti,<br />
che si sono stratificati sulla via Tiburtina presso l'agro del Verano. Qui Costantino fece costruire<br />
una sontuosa basilica circiforme, le cui fondamenta sono state intercettate durante il secondo<br />
conflitto mondiale. La grande basilica - come testimonia il Liber Pontificalis nella biografia di Papa<br />
Silvestro (LP i, p. 181) - era leggermente spostata verso sud rispetto alla tomba del martire, alla<br />
quale, sistemata in una cripta, si giungeva attraverso gradus ascensionis et descensionis. Dinanzi<br />
alla tomba, sempre secondo il Liber Pontificalis, furono sistemati alcuni preziosi elementi di<br />
illuminazione, donati dallo stesso Costantino, istoriati con le scene salienti della passione del<br />
martire a cui dedicherà uno splendido inno anche il poeta iberico Prudenzio, alla fine del iv secolo<br />
(Peristephanon, 2).<br />
Tra il 579 e il 590, Papa Pelagio II edificò una basilica ad corpus tagliando la collina sovrastante,<br />
sacrificando una porzione delle catacombe di Ciriaca e creando una aula semipogea. Ma, al tempo<br />
di Papa Onorio (1216-1217), si rivide la costruzione pelagiana invertendo l'orientamento della<br />
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