01.06.2013 Views

postteca201008 (PDF - 3.8 Mb) - Girodivite

postteca201008 (PDF - 3.8 Mb) - Girodivite

postteca201008 (PDF - 3.8 Mb) - Girodivite

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

Post/teca<br />

libro uscì nel 2004 da Rizzoli. Ancora oggi i redattori della Einaudi che conosco mi dicono che il<br />

romanzo fu rifiutato perché non piacque. Non ne dubito, anche se mi riesce difficile credere che<br />

altri autori della stessa casa editrice, tra quelli che pubblicano con più frequenza di quanto accada<br />

a me, scrivano libri che sempre piacciono. Se il motivo del rifiuto non era il “che cosa”, come lo<br />

chiama Jacob Burckhardt, ma il “come”, è una mera coincidenza la querela per diffamazione che<br />

mi fu intentata, poco dopo l’uscita del libro, da Cesare Previti. La vicenda giudiziaria è tuttora in<br />

corso: il primo grado di giudizio respinse le accuse del querelante, e ora si sta istruendo l’appello.<br />

Il silenzio del direttore editoriale mi dispiacque ma nello stesso tempo ne fui felice. Adesso le cose<br />

mi erano chiare. Quel romanzo era nato non per caso. Giudicare le scelte degli altri scrittori mi<br />

annoia ma non posso fare a meno di invidiare Sandro Veronesi che, come ha dichiarato in questi<br />

giorni, già nel 1994 ruppe un contratto con la Mondadori indipendentemente, lo sottolineo,<br />

dall’argomento del suo romanzo. Come non ammirarlo?<br />

Al di là del caso personale, di fronte alle obiezioni che Vito Mancuso ha sollevato avanzerei<br />

due osservazioni. La prima riguarda la differenza tra Mondadori e Einaudi. La Mondadori è una<br />

casa editrice priva di qualunque connotato ideologico-culturale. È come un supermercato ed è suo<br />

preciso obiettivo commerciale pubblicare tutti i tipi di libro, anche quelli di chi non abbia in<br />

particolare stima il suo proprietario, persino quelli dei suoi più esposti nemici (Benché non me ne<br />

venga in mente nessuno: D’Alema fino a che punto era un avversario politico di Berlusconi?). Al<br />

contrario l’Einaudi vanta un persistente prestigio culturale, un alone immarcescibile: pubblicare per<br />

Einaudi appare significativo in un modo tutto speciale. Quale vanità vi rinuncerà mai? Non è più la<br />

casa editrice della sinistra culturale egemonica? Ciò non ha alcuna importanza.<br />

Ma dopo un fatto clamoroso come quello che ha destato la coscienza di Mancuso, un fatto<br />

che mette a nudo l’iniquità giuridico-morale in cui viviamo, l’abnormità del conflitto di interessi, ci si<br />

pone una domanda. Ci si chiede come sia possibile che coloro che conducono una battaglia<br />

quotidiana contro il presidente del Consiglio e proprietario di aziende cui collaborano, ci si chiede<br />

come costoro possano rinunciare a una coerenza minima: non viviamo forse in una democrazia,<br />

opinabile quanto si vuole, ma pur sempre ricca di opportunità perfino editoriali?<br />

Che vi sia la possibilità di pubblicare con altri editori, rispetto a quello che fu il proprio, appare fonte<br />

di squilibrio psichico, di marasma, perfino di sconforto. Ne sono una prova tutte le voci raccolte dai<br />

quotidiani in seguito all’intervento di Vito Mancuso. Poiché l’insulto è divenuto dominante nella vita<br />

politica, era inevitabile che si trasferisse nella sfera culturale. Culturale? La questione riguarda il<br />

mondo dei libri ma suo perno è proprio la politica, il nostro modo di vivere in società e non già nella<br />

eremitica grotta in cui il teologo è stato invitato a traslocare. Bisogna comunque dire che se si<br />

tratta di insulti gli intellettuali italiani si rivelano ferratissimi e non indegni dei loro rappresentanti in<br />

Parlamento e al Senato. C’è chi ha accusato Mancuso di aver offeso, con il suo caso di coscienza,<br />

non Berlusconi ma proprio lui, lo scrittore intervistato che, voglio farne il nome, è Antonio<br />

Pennacchi, il fasciocomunista. E c’è chi (sono i più) ha fantasiosamente lavorato di metafora su<br />

Mancuso. Le ipotesi sono state due: ingenuo o ipocrita? L’ipocrisia batteva la lievemente meno<br />

riprovevole ingenuità. Poi i mille distinguo, le sofisticazioni giustificatorie («allora bisognerebbe non<br />

comprare o non recensire i libri Mondadori»). Inutile ripeta quanto tutto ciò mi sembri farsesco. Se<br />

si è d’accordo con Berlusconi, non vi sono problemi. Se non si è d’accordo, dal momento che non<br />

siamo nel campo delle mere opinioni, sarebbe decisamente opportuno smetterla con le chiacchiere<br />

e passare ai fatti, cioè alzare i tacchi da Segrate e da Via Biancamano.<br />

Questo testo amplia e aggiorna quello uscito, col titolo A questo punto un po’ di coerenza,<br />

sul «Corriere della Sera» del 23 agosto 2010. La memoria difensiva di Cordelli, contro la<br />

354

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!