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Post/teca<br />

— Almodóvar (via tattoodoll)<br />

via: http://<br />

curiositasmundi.<br />

tumblr.<br />

com/<br />

page/2<br />

-----------------<br />

24/8/2010<br />

Basta uno starnuto<br />

per seppellire la musica<br />

ALBERTO MATTIOLI<br />

E’ il colmo: rovinarsi le vacanze per colpa di un raffreddore. Ma non tuo: degli altri. La sventura di<br />

aver scelto come passione della vita l’opera è che ci vuole qualcuno che la canti. Quindi sei<br />

sempre alla mercè della gola altrui. Uno starnuto, un colpo di freddo di lor cantori e tu hai fatto<br />

qualche centinaio di chilometri per niente, o almeno non per chi volevi ascoltare. Quest’estate,<br />

però, si sta esagerando. Quattro forfait in una settimana, tra il festival di Salisburgo e quello di<br />

Bayreuth, sono un’enormità, l’equivalente operistico della nuvoletta che segue il ragionier Ugo<br />

Fantozzi. Le spiegazioni possibili sono due, una razionale e l’altra, diciamo così, mistica. Quella<br />

razionale, naturalmente, ha a che fare con la tipica imprevedibilità meteo dell’Europa centrale,<br />

complicata dagli ultimi sconvolgimenti climatici (altro che mezze stagioni, madama mia: qui ci si<br />

accontenterebbe che ci fossero ancora le stagioni intere, tipo l’estate). Insomma, se si continua a<br />

passare, in un pomeriggio solo, da un novembre tendenza dicembre a un caldo africano con<br />

complicazioni monsoniche è il minimo che qualcuno si ammali. E se la frenetica alternanza<br />

impermeabile-bermuda è pericolosa per il turista, risulta fatale per chi con i bronchi ci lavora.<br />

La spiegazione mistica riguarda invece l’imperscrutabile cattiveria del fato. Nell’estate 2010<br />

l’operoinomane che scrive ha peccato di ubris, tentando di stabilire il suo nuovo record personale<br />

di tredici opere in tredici giorni. Il dio del melodramma, capriccioso come in una tragedia greca, l’ha<br />

castigato con uno dei suoi soliti insensati decreti: sì, il record si realizzerà, però a forza di<br />

rimpiazzi. Ma perché proprio a me? Boh, risponderebbe in sostanza l’oracolo di Delfi.<br />

E infatti la sagra della sostituzione last minute è iniziata già lunedì 16 a Salisburgo. Prima che il<br />

sipario si alzasse sull’Elektra di Strauss, non da Tebe ma dalla direzione del Festival è arrivato un<br />

messo annunciando che non c’era più Elettra, Iréne Theorin. Bel problema perché la parte sembra<br />

un capitolo degli Studi sull’isteria di Freud (del resto coevi) e alla signora è chiesto di sparare acuti<br />

a ripetizione su un’orchestra scatenata di cento elementi. Comunque il Festival ha raccattato<br />

un’Elettra di riserva, Janice Baird, che l’opera l’ha cantata e anche benino. Resta il mistero della<br />

Theorin che è una svedesona di quelle che escono in maglietta a Stoccolma a gennaio: e mi si<br />

ammala a Salisburgo in agosto?<br />

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