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Post/teca<br />

"esiste qualcosa dei sacramenti primordiali, sacramenti della creazione che nascono dai punti<br />

nodali dell'esperienza umana e lasciano intravvedere un'immagine tanto dell'essenza dell'uomo<br />

quanto del tipo del suo rapporto con Dio. Punti nodali come la nascita, la morte, il pasto, l'unione<br />

sessuale". In queste che sono le sue condizioni biologiche l'uomo sperimenta di essere sopraffatto<br />

da una potenza che non può né chiamare né vincere e che, ancora prima delle sue decisioni, già<br />

lo circonda e lo sorregge. Fessure, le chiama citando Schleiermacher, attraverso le quali l'eternità<br />

getta uno sguardo nel procedere uniforme della vita quotidiana dell'uomo. Inizia così il senso della<br />

spiritualità, il connettersi col cosmo, il proiettarsi nella dimensione del "con": con le cose, con gli<br />

altri uomini. Per i cristiani, cioè per me, la liturgia diventa pertanto una questione terribilmente seria<br />

- continua Fontolan - che ha a che fare con la concezione stessa della fede e investe la vita stessa<br />

della Chiesa, la sua presenza efficace nel mondo. La perdita della centralità di Dio, lo smarrimento<br />

della coscienza della contemporaneità di Cristo si rivela in molti indizi, anche nella liturgia, e<br />

rivelano una sorta di resa alla modernità che cancella il mistero dall'orizzonte umano. L'arte visiva,<br />

a esempio, manifesta "l'intero problema della conoscenza dell'epoca moderna: se non si verifica<br />

nell'uomo un'apertura interiore che lo renda capace di vedere qualcosa di più di ciò che è<br />

misurabile e ponderabile e di percepire nel creato lo splendore del divino, allora Dio rimane<br />

escluso dal nostro campo visivo" scrive l'autore. Non vederlo è perciò non viverlo più.<br />

A proposito delle chiese, intese come edifici, l'autore scrive: "L'edificio chiesa, per conservare la<br />

sua legittimità cristiana, deve essere cattolico nel senso originario della parola, una dimora dei<br />

credenti in tutti i luoghi". E poi cita Albert Camus "che ha dato espressione sconvolgente<br />

all'esperienza dell'estraneità e della solitudine" raccontando di un viaggio a Praga, "in una città in<br />

cui non capisce la lingua dei suoi abitanti, è come un esule; anche lo splendore delle chiese<br />

rimane muto e non consola. Per un credente questo dovrebbe essere impossibile: dove c'è la<br />

Chiesa, dove c'è la presenza eucaristica del Signore, egli fa esperienza di patria".<br />

Tutto per l'autore concorre a costruire la meravigliosa cattedrale della liturgia cristiana, che vale la<br />

pena di conoscere, amare e soprattutto vivere pienamente perché la liturgia, come ha scritto Luigi<br />

Giussani, "è un discorso che non ha termine e vi si è trascinati dentro dal flusso della forza della<br />

Grazia di Dio, del mistero di Dio del mondo". Trascinati dentro; è proprio l'esperienza che ho fatto e<br />

che ho cercato di riproporvi, sentendomi un lettore che ha tutto da imparare" ha concluso Fontolan.<br />

"Pregare - continua Savorana citando il discorso di saluto al Meeting del cardinale segretario di<br />

Stato, Tarcisio Bertone - non è un evento dalle nuvole in su, non è una fuga dal mondo ma il<br />

massimo della concretezza; imparare a domandare e imparare a desiderare, a "orientare bene i<br />

desideri" è imparare a vivere. Pregare è l'avamposto dell'uomo in battaglia per difendere il cuore<br />

dell'uomo nel suo desiderio di cose grandi. La preoccupazione che spesso ha espresso il Papa è<br />

che l'intelligenza della fede diventi intelligenza della realtà; la chiesa dovrebbe essere il luogo in<br />

cui la bellezza è di casa, "la bellezza - scrive Benedetto XVI - senza la quale il mondo diventa il<br />

primo cerchio dell'inferno". "Vorrei concludere le mie considerazioni con una bella parola del<br />

Mahatma Gandhi che ho trovato una volta su un calendario - scrive il Papa nel saggio sulla<br />

teologia della musica sacra pubblicato nel volume, nel capitolo dedicato a "L'immagine del mondo<br />

e dell'uomo propria della liturgia" - nel mare vivono i pesci e tacciono, gli animali sulla terra<br />

gridano, ma gli uccelli, il cui spazio vitale è il cielo, cantano. Del mare è proprio il tacere, della terra<br />

il gridare e del cielo il cantare. L'uomo però partecipa di tutti e tre: porta in sé la profondità del<br />

mare, il peso della terra e l'altezza del cielo, e per questo sono sue anche tutte e tre le proprietà, il<br />

tacere, il gridare e il cantare. Oggi, vorrei aggiungere, vediamo come all'uomo privo di<br />

trascendenza rimane solo il gridare, perché vuole essere soltanto terra e cerca di far diventare<br />

terra anche il cielo e la profondità del mare. La liturgia giusta, la liturgia della comunione gli<br />

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