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Post/teca<br />

mi domanda: “Piove, dalle tue parti?”. Io gli rispondo: “Sai, la pianura<br />

Padana è celebre per i suoi temporali d’agosto”. Che cosa fa allora<br />

l’amico? Mi dice: “Sì, vabbè, ma in questo momento piove o no?”.<br />

Anche nella frase successiva è interessante ciò che non è detto: “Il Fisco<br />

se ne accorge, scattano gli accertamenti, e le Finanze chiedono<br />

inizialmente 200 miliardi di imposte da versare”. “Il Fisco se ne accorge”:<br />

si accorge di che cosa? L’unico oggetto al quale si possa riferire il<br />

pronome relativo ne è: le “operazioni”, la “fusione intergruppo”. Ma il<br />

lettore è sufficientemente suggestionato, a questo punto, da capire ciò<br />

che non è letteralmente scritto: che cioè il Fisco “si accorge” di<br />

un’evasione fiscale.<br />

La quinta e sesta frase sono decisive: “L’azienda ricorre e si apre il solito,<br />

lunghissimo contenzioso. Da allora, la Mondadori vince i due round<br />

iniziali, davanti alle Commissioni tributarie di primo e di secondo grado”.<br />

Il fatto che viene qui affermato è chiarissimo: per due volte, in primo e<br />

in secondo grado, la Commissione tributaria ha stabilito che Mondadori<br />

ha ragione e che il Fisco ha torto. Ovvero, che non c’è nessuna evasione<br />

fiscale e che Mondadori non deve un soldo al Fisco.<br />

Giannini però fa una mossa astuta. Ci ricorda subito che l’avvocato di<br />

Mondadori era allora (1991) Giulio Tremonti; ci ricorda che Giulio<br />

Tremonti diventerà successivamente (1994) ministro delle Finanze, nel<br />

primo governo Berlusconi. Abbiamo dunque il possibile scandalo di un<br />

ministro, di professione avvocato tributarista, che, da ministro, sostiene<br />

un provvedimento di legge che potrebbe far comodo a un suo vecchio<br />

cliente. Ma Giannini non insiste su Giulio Tremonti (lo ricorderà al volo<br />

più avanti notando come, nel 1994, “Tremonti, da ‘difensore’ del colosso<br />

di Segrate in veste di tributarista, è diventato ‘accusatore’ del gruppo, in<br />

veste di ministro dell’Economia”).<br />

Il capoverso si conclude con il racconto di un fatto indiscutibile<br />

(“Nell’autunno del 2008 l’Agenzia delle Entrate presenta il suo ricorso in<br />

terzo grado, alla Cassazione”) e con il racconto di unfatto discutibile:<br />

“Nel frattempo la somma dovuta dall’azienda editoriale del presidente del<br />

Consiglio è lievitata: 173 milioni di euro di imposte dovute, alle quali si<br />

devono aggiungere gli interessi, le indennità di mora e le eventuali<br />

sanzioni. Il totale fa 350 milioni di euro, appunto”. Domanda: secondo<br />

chi sono dovuti, questi 350 milioni? Secondo il Fisco, evidentemente. Ma<br />

non secondo la Commissione tributaria. Giannini, quindi, difronte a due<br />

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