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Post/teca<br />

Robert Conquest, che sancì la nascita del Movement.<br />

L’evento era stato preceduto da un articolo anonimo – apparso due anni prima sullo Spectator (poi<br />

riconosciuto come proprio da Anthony Hartley), che riconosceva in un gruppo di giovani poeti “il<br />

solo movimento degno di questo nome nella poesia inglese dopo quello dei trentisti” – e da un’altra<br />

antologia, Poets of the 1950s, apparsa nel 1955 a Tokyo (e, proprio per questo, passata al<br />

momento inosservata) curata dal poeta e critico D. J. Enright. I nomi dei poeti presenti nelle due<br />

antologie sono gli stessi, con la sola aggiunta, da parte di Hartley, di Thom Gunn: Kingsley Amis,<br />

Donald Davie, John Wain, Elizabeth Jennings, John Holloway. E Philip Larkin: di tutti il più<br />

rappresentativo dello spirito del Movement e destinato, dapprima, a consustanziarsi in esso, quindi<br />

a informare di sé, griffandolo, l’intero movimento.<br />

Nato a Coventry nel 1922, Larkin si affaccia alla vita adulta assistendo alla più radicale e<br />

sistematica distruzione di un centro urbano che l’Inghilterra abbia mai conosciuto, ma decide di<br />

non testimoniare né questo né alcun altro dramma o tragedia dell’umanità. O, se non altro, di non<br />

farlo direttamente.<br />

Il primo libro di versi, uscito nel 1945 presso un piccolo editore, The Fortune Press, e ristampato<br />

da Faber nel 1966, si intitola The North Ship. Pur risentendo ancora fortemente dell’influenza di W.<br />

B. Yeats, in particolare per quanto attiene l’attrazione per la musicalità del verso (Larkin stesso<br />

avrebbe poi ammesso di essere riuscito a trovare una voce propria in poesia solo dopo essersi<br />

affrancato dal fascino della versificazione yeatsiana), The North Ship contiene testi poetici di alto<br />

valore e a tratti è in grado di annunciare gli sviluppi della poetica dell’autore nel decennio<br />

successivo:<br />

Dawn<br />

To wake, and hear a cock<br />

Out of the distance crying<br />

To pull the curtains back<br />

And see the clouds flying–<br />

How strange it is<br />

For the heart to be loveless, and as cold as these.1<br />

Prima di giungere alla pubblicazione nel 1955 presso Marvell Press di The Less Deceived, il<br />

volume che avrebbe rivelato appieno l’originalità e la forza centripeta del suo dettato poetico,<br />

Larkin si irrobustì stilisticamente superando con successo quella che vorremmo definire la “prova<br />

della prosa”: ben due romanzi, pubblicati il primo (Jill) nel 1946, il secondo (A Girl in Winter) nel<br />

1947, testimoniano di questa fase di apprendistato. Una fase nobile, tuttavia: in Larkin non vi è<br />

nulla di “giovanile” in senso deteriore, l’autocoscienza e il senso critico essendo stati in lui<br />

profondamente radicati sin dagli esordi. E in questo periodo, per esplicita ammissione dell’autore<br />

(cfr. la sua prefazione all’edizione del 1966 di The North Ship), all’influenza quasi subliminale di<br />

Yeats si sostituisce quella cercata, costruita, voluta, estremamente tecnica e ideologica, di Thomas<br />

Hardy poeta.<br />

The Less Deceived, oltre che uno splendido libro di poesia, può anche essere definito il manifesto<br />

programmatico di una poetica, risultando Larkin particolarmente avaro per quanto attiene le<br />

cosiddette dichiarazioni di poetica. Emblematico un distico d’esordio: “Too much confectionery, too<br />

rich: / I choke on such nutritious images”. La poesia si intitola “Lines on a Young Lady’s<br />

Photograph Album”, e il poeta subito attacca difendendosi strenuamente dalle “immagini”. Troppo<br />

dolci quei dolci per poterli gustare a lungo; soffocante è quella vita che gli trabocca innanzi.<br />

Basterebbe un rivolo di tanta abbondanza per un intero romanzo.<br />

Il poco, dunque, il meno che poco, ma analizzato al microscopio, vivisezionato, è quanto il poeta<br />

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