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Post/teca<br />

stipendio senza che accada nulla. Si può immaginare che chi spreca e sperpera, in<br />

un momento del genere soprattutto, torni a fare il proprio lavoro, se ce l’ha, o ne<br />

cerchi uno, se ha sempre vissuto di politica. Ho detto lavoro, non un consorzio o un<br />

ente pubblico. Che chi fa un’opera (di bene) ci metta il tempo previsto e che se non<br />

ce la fa, lo spieghi e ci spieghi chi deve pagare la penale. Ci vuole un partito che<br />

passi tutto il proprio tempo a parlare con i cittadini e non con se stesso, in uno<br />

stream of consciousness che ci sta facendo uscire pazzi. Molly Bloom? Certo.<br />

Forse senza ‘Y’. Perché siamo proprio molli.<br />

La rivoluzione deve partire dalle cose che vanno peggio, proprio perché ci sono<br />

ampi margini di miglioramento. Ti entra in casa un idraulico. Chiedigli la ricevuta,<br />

perché potrai scaricarla dalle tasse. E se facciamo pagare le tasse, poi, anziché<br />

creare un tesoretto e discuterne con Diliberto (che è tornato, anche lui),<br />

automaticamente le restituiamo a chi le tasse le ha sempre pagate e a chi si<br />

impegna a investire per davvero.<br />

Le grandi opere? Non ci sono solo le autostrade, ci sono anche i treni che fanno<br />

schifo, la banda larga da posare, i tubi dell’acqua da sistemare senza venderla alle<br />

finanziarie. Sei precario ma lavori da dipendente, dalle 9 alle 18. Ti diamo una<br />

notizia sconvolgente: ti stanno prendendo per il culo. E così non va bene.<br />

E tutti tagliano la scuola e la ricerca? E noi invece la finanziamo a prescindere, e<br />

chiediamo uno sforzo a chi se lo può permettere. E tutti pensano che la finanza sia<br />

incontrollabile, e che minimo minimo se vai in banca ti fregano di sicuro? Queste<br />

cose possono cambiare, anche subito. Grazie all’informazione, altro problema di<br />

cui occuparsi, dopo questi anni di conflitto di interessi.<br />

Tutto quello che è successo in questi ultimi vent’anni, è sbagliato. Abbiamo buttato<br />

via tempo e denaro. Abbiamo perso un miliardo di occasioni. Cambiare il sistema<br />

elettorale è uno strumento, cambiare la politica e la società sono i nostri obiettivi.<br />

Non invertiamo i fattori, perché il risultato – in politica – cambia. Si stravolge.<br />

Diventa irriconoscibile.<br />

Intendiamoci, non lo dico da politico in sedicesimi: lo dico da elettore di sinistra. E<br />

lo dico dopo averne parlato con millemila elettori di sinistra. Questo ci vuole. Tutto il<br />

resto, è noia e, forse, errore a sua volta.<br />

Una rivoluzione italiana, che parta da dove siamo deboli e incerti. E rompa lo<br />

schema della dannata comunicazione di B. Una forma di disobbedienza verso i<br />

luoghi comuni e i proverbi che ci accompagnano come fossero mantra. «Non siamo<br />

mica qui a pettinare le bambole», «non mettere il carro davanti ai buoi», «non<br />

accettiamo lezioni da nessuno». I proverbi, come le cose, si possono cambiare. E<br />

la sinistra l’hanno inventata, secoli fa, proprio per cambiare le frasi fatte. Che sono,<br />

appunto, da farsi, di nuovo, per rimettere a posto le parole. E le cose.<br />

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