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Post/teca<br />

l'ideologia totalitaria: in una parola, ci invita, come faceva Solzenicyn, a "vivere senza menzogna";<br />

ci mostra la realtà, con tutto il suo male e il suo dolore, per quello che è, nella sua verità: ora,<br />

questo non sarà il bello estetico, ma mostrare il vero, dargli visibilità è pur sempre creare quella<br />

bellezza suprema che gli antichi chiamavano "lo splendore del vero"; ci mostra da ultimo (è uno dei<br />

temi più ricorrenti della sua opera) degli uomini che sono rimasti uomini, una carrellata infinita di<br />

esseri umani che, in mezzo alla violenza più infernale restano uomini e manifestano questa loro<br />

umanità con gesti di bontà assolutamente non interessata, la stupida, gratuita bontà che secondo<br />

Grossman vinceva l'idea astratta di bene in nome della quale le ideologie avevano sacrificato<br />

milioni di uomini, quella bontà nascosta, che magari nessuno vede, che magari disprezziamo e<br />

consideriamo appunto stupida, come tutti consideravano stupida la Matriona di Solzenicyn, salvo<br />

poi doversi accorgere dopo la sua morte, che Matriona era "il giusto senza il quale non esiste il<br />

villaggio, né la città né tutta la terra nostra".<br />

Sgovio ci mostra tutto questo, in un'opera che vuole esplicitamente essere non un testo politico,<br />

ma la storia di un uomo: "L'intento di questo libro non è soltanto quello di un'ulteriore descrizione<br />

delle prigioni sovietiche e dei campi di lavoro. Si tratta piuttosto di un viaggio attraverso<br />

l'esperienza umana". Non è che non vi siano giudizi politici; anzi ve ne sono e sono di grande<br />

acutezza: raccontando perché in fondo non era mai potuto diventare un comunista perfetto,<br />

accennando a quelli che erano i punti dell'ideologia per lui inaccettabili, Sgovio enuclea quelle che<br />

sono le caratteristiche fondamentali dell'ideologia totalitaria: l'ideologia, in primo luogo, toglie<br />

all'uomo la capacità di un giudizio personale (e questo indocile italiano non accetta mai di stare<br />

zitto quando vede qualcosa che contrasta con il suo senso di umanità e di verità); l'ideologia, in<br />

secondo luogo, tende ad annullare i legami naturali per sostituirli con le relazioni di partito,<br />

distrugge un popolo per mettere al suo posto una macchina in cui gli esseri umani unici e irripetibili<br />

diventano tante rotelline infinitamente intercambiabili (e anche qui questo piccolo italiano<br />

innamorato della sua famiglia non può scendere a compromessi; non fa certo lunghi discorsi<br />

filosofici, ma, dopo aver sentito un attivista del partito che diceva di essere disposto ad uccidere<br />

anche il fratello se si fosse opposto all'idea comunista, semplicemente commenta: "Non penso di<br />

essere capace di diventare un vero comunista [...] Non avrei mai potuto uccidere mia sorella,<br />

qualsiasi cosa facesse"); da ultimo, l'ideologia sostituisce la realtà con l'immagine ideologica del<br />

reale: non ci sono più gli uomini reali, ma "i nemici oggettivi" (e anche qui questo italiano, molto<br />

concreto, molto poco ideologico, non riesce a tacere e un'accusa falsa resta un'accusa falsa, non<br />

diventa vera per il bene della causa; sacrificando la realtà per l'interesse del partito non si<br />

costruisce un mondo migliore, si elimina semplicemente quello che esiste per sostituirlo con le<br />

proprie fantasie, si elimina la realtà e si lascia il nulla).<br />

Ora, come si vede, un discorso politico c'è, e acutissimo e composito, ma esplicitamente, per<br />

stessa indicazione dell'autore, non è la cosa fondamentale; la cosa fondamentale, quella che<br />

rende possibile questo stesso giudizio politico, è "l'esperienza umana", la rinascita dell'uomo, il<br />

fatto che l'uomo resti uomo anche là dove il regime aveva tentato nella maniera più radicale di<br />

eliminarlo e di sostituirlo con le sue rotelline. Sgovio definisce questo essenziale, questa<br />

esperienza come "la trasformazione di un bambino comunista ateo, nato nel movimento<br />

rivoluzionario, in cristiano con il timore di Dio". E anche qui, questo piccolo italiano ricorda una<br />

grande scrittrice russa come Nade da Mandel'stam, secondo la quale l'eredità più autentica del XX<br />

secolo era il fatto che persino in questo secolo di lupi l'uomo era potuto rimanere un uomo. È uno<br />

dei temi più ripetuti da Sgovio, che certo non ci risparmia nessuna delle atrocità dei campi di<br />

concentramento ma, parlando di una guardia che gli aveva manifestato un appena percettibile<br />

senso di solidarietà umana, commenta: "ogni particolare del volto di quel contadinotto guardia è<br />

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