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Post/teca<br />

i pozzi» dalla solita canea e dalla confusione di cui la politica italiana sembra non riuscire a<br />

liberarsi. Un dibattito pubblico urlato, superficiale e, spesso, volgare. Da superare di slancio.<br />

La scuola è mobilità sociale e cultura. È libertà e cittadinanza. È un tema che riguarda certo gli<br />

insegnanti e gli studenti, ma allo stesso modo la società nel suo complesso. Averlo dimenticato, da<br />

parte nostra, è stato un grande errore, averlo negato uno dei grandi «crimini» del berlusconismo. E<br />

l’Italia è l’unico Paese del mondo occidentale che in tempi di crisi abbia tagliato sulla formazione e<br />

sulla ricerca. E la cosa però sembra non sorprendere nessuno. Forse questa battaglia di civiltà<br />

l’abbiamo già persa. C’è un sacco di cielo a Pollina. Dal castello e dal teatro all’aperto si domina la<br />

Sicilia. Il mare, le Madonie. Quando fa bello, anche l’Etna. Il sindaco è Magda Culotta. Ha<br />

venticinque anni. Ti richiama dopo aver ricaricato il cellulare. Le mancano due esami della<br />

specialistica. Studia anche di notte. Dice che vuole finire, perché altrimenti avrebbe paura di non<br />

terminare il corso di studi in economia e sviluppo locale. Quando l’hanno candidata, però, ha<br />

accettato. E sembra davvero entusiasta di averlo fatto. Le piacciono i «giovani dentro», perché ci<br />

sono ventenni che esprimono «una politica che risale a due generazioni fa». Vuole estendere la<br />

raccolta differenziata e riportare la gestione dell’acqua in mani sicure (e pubbliche).<br />

Parla con competenza di barriere architettoniche e di efficienza energetica. Le piacerebbe avviare<br />

l’esperienza dell’«albergo diffuso» nel fantastico borgo di Pollina. E ci fa venire voglia di visitare il<br />

«suo» territorio. Dice che guarda alla politica nazionale con rispetto e quasi con soggezione, «in<br />

punta di piedi», anche se le dispiace che il Pd a volte appaia così «sgretolato». Si prepara alla<br />

«festa della manna», una sostanza che si ottiene da incisioni nella corteccia dei frassini. Una<br />

«specialità» locale, che serve per i dolci e per i medicinali. Magda intende valorizzarla, la manna. E<br />

una manna deve essere sembrata ai cittadini di Pollina, 3000 abitanti, la candidatura di una<br />

giovanissima, dopo dieci anni di governo di una lista civica vicina al centrodestra, «abitudinaria» e<br />

ferma all’«ordinaria amministrazione». Più di seicento voti andati da una parte all’altra e,<br />

finalmente, la vittoria dei «nostri». Magda è modesta ma sicura di sé, determinata e seria quando<br />

parla del suo incarico. E ascoltarla fa bene. Anche alla politica. Chissà che all’unità d’Italia non<br />

siano mancate le donne. Del resto, anche se spesso i manuali non lo ricordano, con i Mille ce n’era<br />

una soltanto. Rosaria, la moglie di Crispi. E forse una delle chiavi dei nostri ritardi, la possiamo<br />

trovare proprio qui. Camicie rosse e quote rosa, insomma. Per cambiare. E perché diventi un fatto<br />

normale, in questo Paese, che un Comune sia governato da una giovane donna.<br />

Si parla di futuro, oggi. E ci si prepara alla campagna elettorale. Ripartendo da scuola e cultura. E<br />

allora si va a Calatafimi. Un nome che sa di sussidiario e di toponomastica. Un piccolo centro che<br />

fa Comune con Segesta. Per dire che la storia qui ha un senso. Eccome se ce l’ha. Da millenni. A<br />

pochi metri dal tempio più bello, la battaglia del 1860. I Mille sbarcano a Marsala e si dirigono<br />

verso Palermo. La strategia degli avversari è semplice: vogliono giocare d’anticipo e sbarrare la<br />

strada verso la città. La località in cui s’incontrano si chiama Pianto Romano. Le truppe borboniche<br />

sono su in alto e i garibaldini partono svantaggiati (nei sondaggi?). Si affidano ai tiratori scelti – «i<br />

più capaci e meritevoli», quelli che sanno come centrare il bersaglio – per cercare di contrastare<br />

l’artiglieria dei nemici. A un certo punto, il vicesegretario Nino Bixio ha un attimo di smarrimento e<br />

pensa di ritirarsi. Il segretario non è d’accordo. La famosa frase non sarebbe però: «Qui si fa l’Italia<br />

o si muore». Ma: «Qui non possiamo andare né avanti, né indietro». Che probabilmente fotografa<br />

meglio la situazione. Anche la presente, per capirci. E allora i Cacciatori delle Alpi (senza fazzoletto<br />

verde) lanciano l’assalto ai soldati avversari, che, guidati da Francesco Landi (probabilmente un<br />

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