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Post/teca<br />

così, ma sono regole strane, a dirla tutta.<br />

«Un Paese che smarrisce il suo senso di comunità, la sua anima solidale, la sua coscienza<br />

unitaria finisce con lo sfarinarsi violentemente.» E qui Walter mette il dito dritto nella piaga. Di<br />

cosa ha paura l’italiano, il cittadino europeo che più di tutti vive un senso di comunità, di<br />

condivisione solidale, di vocazione colletiva che viene prima dello stato, parte dalle piazze, dai<br />

pianerottoli, dai vicini di casa che sempre, invariabilmente, senza eccezione alcuna, se un affamato<br />

bussa alla porta questuando, sono pronti a privarsi col sorriso di un cazzo di comunitario e<br />

democraticissimo piatto di grano? Di cosa ha paura? Dello sfarinamento: quella cosa di cui sono<br />

fatti gli incubi degli innocenti. «Mamma, stanotte ho sognato l’uomo nero.» «Oh, povero piccolo, e<br />

cosa ti ha fatto?» «Mi ha portato via da te, mi ha legato in una stanza buia, mi ha picchiato a<br />

sangue e poi mi ha violentato. Ma quello è il meno. Il brutto è quando mi ha tutto sfarinato.»<br />

«Questo è il rischio che corriamo, l’alternativa tra una monarchia livida e una pura difesa<br />

dell’esistente.» Che io ho studiato poca filosofia politica, ma ho idea che siamo davanti a una nuova<br />

dottrina affascinante: le forme di governo Pantone. Come sarà l’oligarchia indaco cangiante, per<br />

dire?<br />

«L’alleanza di centrodestra sembra immersa nello scenario dei Dieci piccoli indiani di Agatha<br />

Christie.» Vai Walter, che questo ce l’hanno presente tutti i tuoi elettori. Almeno quelli coi capelli<br />

blu.<br />

«Rimando per una analisi più compiuta al volume di John Kampfner Libertà in vendita o al<br />

bellissimo lavoro di Alessandro Colombo La disunità del mondo.» Ma scusa, puttana di quella<br />

Eva, io sono qui a casa mia che leggo il giornale. È agosto. Scopro che mi scrivi. Leggo per cortesia.<br />

Mi dai del pezzente morto di fame senza una lira, poi dici che è stata un’estate di merda, inanelli<br />

una serie ragguardevole di minchiate roboanti, e io devo leggere un volume e un lavoro?! Ma ti<br />

rimando io, ti rimando.<br />

«Dunque l’unica strada che i veri democratici devono percorrere è quella di una repubblica forte<br />

e decidente.» Decidente. No, ma vai avanti, vai. Ti aiuto, così facciamo prima: la giugulare è alla<br />

base del collo.<br />

«Un Paese che non ha una università tra le prime cento del mondo (dopo averle inventate)…»<br />

Pappappero pappappero ciccalaminera gnè gnè gnè.<br />

«… che ha una metà, meravigliosa, di sé sotto il condizionamento di poteri criminali, che ha<br />

evasione altissima e altissima pressione fiscale, che ha una amministrazione barocca e il primato<br />

dei condoni, che scarta come un cavallo l’ostacolo ogni volta che deve sfidare sondaggi e<br />

corporazioni.» Cioè non sei in grado di dire che il Sud è in una condizione di merda, che quella<br />

cosa fa schifo, che la bellezza non basta. Sono anni che fai politica e non hai ancora capito che le<br />

parole della vedova dell’agente di Borsellino hanno il tono giusto per queste cose, che sono quelle,<br />

terribili, quelle giuste; non quelle di chi ripete sempre che Napoli è la città più bella del mondo,<br />

come se la Camorra fosse una tenda brutta in una casa splendida. No. Non ce la fai. È una merda,<br />

ma anche una meraviglia. E le tasse non le paga nessuno, ma sono anche alte. E l’amministrazione<br />

è barocca. E soprattutto il cavallo, quel cazzo di cavallo, che nella tua similitudine scarta per<br />

definizione l’ostacolo. Giusto. Infatti il salto a ostacoli lo fanno in groppa ai cocker.<br />

«Non per mettere la pietra al collo al bipolarismo e riportare l’orologio ai giorni in cui pochi<br />

leader decidevano vita e morte dei governi, quasi sessanta in cinquanta anni, come l’andamento<br />

del debito pubblico testimonia in modo agghiacciante.» Debito pubblico che negli anni Sessanta,<br />

coi governi annuali e i morti in piazza, non esisteva. Debito pubblico che per circa 500MD€ è<br />

responsabilità dei governi Berlusconi. Ma certo, questo sarebbe un dato politico, quindi lasciamolo<br />

perdere. Identifichiamo un legame univoco tra lunghezza dei governi e solidità economica,<br />

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