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postteca201008 (PDF - 3.8 Mb) - Girodivite

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Post/teca<br />

tavolo in plexiglass dell'incomunicabilità.<br />

● SM: quando sei andato in ferie a La Spezia?<br />

via: http://<br />

batchiara.<br />

tumblr.<br />

com/<br />

------------------------<br />

La "quarta rivoluzione" che dà il titolo a questo libro (Gino Roncaglia, La quarta rivoluzione,<br />

Laterza - i Robinson 2010, pag. 287, € 19, ISBN 978-88-420-9299-5) segue quelle che dall'oralità<br />

ha portato alla scrittura, dal rotolo (il volumen) al libro (il codex), e dal manoscritto alla<br />

stampa. E cosa ci riserverà il futuro del libro, ciò di cui se ne parla nelle sei "lezioni" di<br />

quest'opera? Ma del libro elettronico, l'e-book insomma. L'analisi di Roncaglia è molto acuta e<br />

spazia su tutti i temi legati anche indirettamente al libro elettronico, dalla differenza di<br />

fruizione ("lean forward", delle opere da consultare; "lean back", per le letture piu leggere,<br />

mobilità) all'evoluzione degli ebook reader ai progetti di digitalizzazione di Google. L'unico<br />

appunto che posso fare al testo è che spesso ripete un po' troppo lo stesso concetto, un metodo<br />

più da lezione universitaria che da testo scritto. Il libro è comunque assolutamente consigliato<br />

per chiunque voglia capire cosa sta succedendo con i libri elettronici; poi possiamo chiederci se<br />

le previsioni di Roncaglia della nascita di un nuovo oggetto, dalla fruizione diversa da quella di<br />

un libro e legata a una tecnologia ancora diversa da quelle attuali, si avvererà.<br />

fonte: http://<br />

xmau.<br />

com/<br />

notiziole/<br />

arch/201008/006789.<br />

html<br />

------------------------<br />

Gerard Manley Hopkins e la sua interpretazione del Bardo<br />

Il gesuita che convertì Shakespeare<br />

di Enrico Reggiani<br />

La filiale italiana di quella che Gerald Roberts propose di chiamare nel 1987 la Hopkins Industry è<br />

un fenomeno culturale di grande tradizione e di ampie proporzioni. Taluni ne vedono le origini - non<br />

troppo accuratamente - nel 1937 a opera dell'"antigesuita Croce" (per richiamare una definizione<br />

tranchant di Alessandro Martini), trascurando coloro che, in Italia e in quegli stessi anni<br />

partecipavano al dibattito su Hopkins e, più in generale, sulla presenza dei cattolici inglesi<br />

nell'ambito dello scenario vittoriano. Costoro, con competenza, esprimevano qualche dissonanza<br />

rispetto agli assiomi crociani: erano tutti esponenti (Olivero, De Luca, Castelli e Baldi) di una sorta<br />

di anglistica altra, assai variegata rispetto a quella più di frequente tramandata dagli annali, ma<br />

altrettanto meritevole di attenzione.<br />

Quella stessa filiale italiana della Hopkins Industry pare anche avere risolto, in misura sempre più<br />

accentuata, la questione del ruolo letterario e culturale di Gerard Manley Hopkins (1844-1889) in<br />

senso modernista, cioè esasperandone i tratti potenzialmente riferibili ai successivi sviluppi teorici<br />

e creativi del Novecento, a discapito di una loro lettura più legittimamente calata nel coevo<br />

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