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Post/teca<br />

una decina d’anni l’unica foto che potrai permetterti di piazzare<br />

sull’album di famiglia ti ricorderà stanca e sfatta di Keglevich al<br />

melone mentre ti fai toccare una tetta dal bassista del Teatro degli<br />

Orrori.”<br />

via: http://<br />

curiositasmundi.<br />

tumblr.<br />

com/<br />

------------------<br />

MARTEDÌ 24 AGOSTO 2010<br />

Abbattere il postino a tutti<br />

COSTI.<br />

di matteo bordone<br />

i costi.<br />

Ripeto:<br />

A TUTTI<br />

Oggi Walter Veltroni ha scritto questalettera all’Italia.<br />

[pausa]<br />

Leggetevela, se vi va.<br />

[pausa]<br />

L’avete letta? Bella, no? Voglio dire che mi sembra un bel gesto, il martedì del rientro dalle<br />

vancanze. Io sono stato a Milano, però insomma, per dire.<br />

[pausa lunga]<br />

Quando Veltroni compare sulla stampa nazionale, i miei quindici affezionati lettori si aspettano da<br />

me qualcosa, un commento, una sintesi, degli improperi. Se lo aspettano perché ormai è un piccolo<br />

classico di questo posto. E io ogni volta sparo le mie cartucce migliori, mi dilungo in esegesi che<br />

grondano sangue, mi esercito nell’arte dell’incazzatura creativa, della frustrazione lirica, del<br />

sarcasmo affilato. Anche questa volta, quindi, immagino che qualcuno sia venuto a cercare il mio<br />

intervento puntuale. Il solito, per parlare onestamente, piccolo esercizio di stile e retorica. Poca<br />

cosa, insomma. Mi sono chiesto se fosse ancora il caso; se non fosse più signorile rispondere con un<br />

elegantissimo silenzio, carico di superiorità e cose più serie da fare.<br />

Me lo sono chiesto davvero.<br />

Mi sono anche dato una risposta.<br />

Volete sapere qual è?<br />

La risposta suona più o meno così: «Silenzio un cazzo, porca di quella puttana troia schifosa».<br />

Lo stile di Walter ormai ci è noiosamente familiare, come certe laringiti di stagione. Eppure ogni<br />

volta il celebre scrittore riesce a stupirci per la capacità di usare tutte le parole giuste per farci<br />

ribollire più forte il sangue, per l’acume capovolto di chi non ne dice una giusta. Qua e là, certo, ci<br />

sono dei concetti che possiamo anche condividere. Ma prima di arrivarci bisogna sfrondare, con il<br />

più grosso e affilato machete mai prodotto nelle profondità della selva amazzonica, una serie di<br />

cretinate così infestante che poi quello che resta è poco. È il vicino di bancone al bar che dice<br />

«Certo che dei politici normali potremmo averli anche noi, no?». E allora tu mormori «Eh»,<br />

286<br />

I

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