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Post/teca<br />

Blockbuster, o i CD acquistati in uno di quei luoghi strani chiamati negozi di dischi.<br />

La scomparsa dei supporti crea un effetto domino prevedibile che riguarda molti attori differenti, e<br />

comprensibilmente viaggia più veloce nei paesi dove l'utilizzo della tecnologia ha maggiore<br />

diffusione. In USA i concorrenti di Blockbuster, che in questi ultimi due anni hanno guadagnato<br />

buona parte del mercato, si chiamano Hulu o Netflix, società che gestiscono lo stesso tipo di bit,<br />

ordinati in forma di film, documentario o serie televisiva, ma che non sanno (quasi) cosa sia un CD<br />

o un DVD. Che possono ignorare le meraviglie del blu-ray, esattamente come un acquirente di<br />

musica digitale ignora la magia del vinile o degli amplificatori valvolari.<br />

A differenza del libro che è un oggetto affascinante e complesso, carico di storia e sensazioni tattili,<br />

una videocassetta in plastica nera o un CD sono da sempre supporti casuali e senza anima,<br />

totalmente slegati da qualsiasi carico affettivo dei suoi utilizzatori. Nessuno ha pianto quando le<br />

videocassette sono silenziosamente scomparse dagli scaffali degli ipermercati, nessuno piangerà<br />

quando i DVD smetteranno di frequentare le nostre case.<br />

Uno dei limiti sentimentali, nel passaggio dei contenuti della nostra libreria multimediale alla<br />

dimensione immateriale, è invece la sensazione di mancato possesso. Le nostre case hanno<br />

ampie librerie dove custodire i "nostri" libri. Oggetti che una volta acquistati nessuna Amazon potrà<br />

cancellare da remoto (come invece accade per le nostre librerie su Kindle) e che riempiono la<br />

nostra vita occupandone uno spazio fisico. Lo stesso accadeva, pur se in misura minore, con i CD<br />

musicali o con videocassette, con i videogames o i film in DVD. Partecipavano come potevano<br />

all'arredamento di casa. Ma, a differenza dei libri, nessuno di questi oggetti era veramente nostro e<br />

forse anche questo ne ha accelerato la fine. Le licenze d'uso hanno esteso dal software<br />

all'intrattenimento la fine della nostra rassicurante sensazione di possesso. Internet è diventata la<br />

nostra libreria, non solo nel senso dei prodotti multimediali variamente raggiungibili, ma anche in<br />

quella più concreta e materiale del nostro scaffale.<br />

E lo spostamento dei bit verso la nuvola ha ovviamente aggiunto anche consistenti e nuove<br />

controindicazioni. Sulla manutenzione e sulla sicurezza degli archivi intanto, uno degli interrogativi<br />

più seri che il passaggio al digitale impone alla nostra società, ma anche sulla più immediata<br />

fruibilità di un bene che risiede attualmente ad una certa distanza fisica da noi stessi. Termina con<br />

la fine dei supporti il minimo residuo fraintendimento sul possesso materiale delle opere<br />

dell'ingegno, ma nasce anche una nuova complicazione legata al nostro diritto di accesso a<br />

contenuti che abbiamo regolarmente pagato. Un universo nuovo di rapporti complessi, fortemente<br />

mediati dalla tecnologia, dentro il quale Blockbuster non ha saputo trovare una propria posizione.<br />

Massimo Mantellini<br />

fonte: http://<br />

punto-<br />

informatico.<br />

it/2977174/<br />

PI/<br />

Commenti/<br />

contrappunti-<br />

elefante-<br />

suoi-<br />

perche.<br />

aspx<br />

--------------------------<br />

28/8/2010<br />

378

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