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Post/teca<br />

Scott Fitzgerald diede a uno dei suoi famosi saggi autobiografici: Attenzione,<br />

fragile. Non è forse quel tipo di felicità lì - delicata e intermittente - che chi<br />

scrive e chi legge non smette mai di inseguire? O almeno questo capitava una<br />

volta, agli albori, diciamo così, della narrativa, fino a quando, a un certo<br />

punto, la felicità ha smesso di godere di ottima stampa. Quando un<br />

pregiudizio moralistico ha iniziato a demonizzarla. Quando i letterati hanno<br />

spostato la loro austera attenzione su sediziosità sociologiche, miserabili<br />

constatazioni strutturali, facinorose dispute politiche.<br />

Questo fu il trauma che patii quando all’inizio degli anni Novanta iniziai a<br />

studiare letteratura all’università. Erano tutti così seriosi e risentiti. Leggere<br />

per il gusto di identificarsi era una pratica disdicevole, da sradicare dalle teste<br />

e dai cuori delle poche riottose matricole.<br />

Che cosa diavolo stava succedendo?<br />

«Alle quattro, col batticuore, Lévin scese dalla vettura al giardino zoologico e<br />

si avviò per una stradina verso le montagne russe e il campo da pattinaggio,<br />

dove sapeva con certezza che l’avrebbe trovata, perché aveva visto la carrozza<br />

degli Scerbàckij all’ingresso».<br />

Confido che i fanatici di Tolstoj abbiano riconosciuto uno dei passi più<br />

emozionanti di Anna Karenina. Quando Kostantin Lévin va al campo di<br />

pattinaggio per incontrare Kitty. Nessuno ha saputo descrivere con tanta<br />

vivida potenza l’emozione di un giovane uomo innamorato che sta per<br />

rivedere l’oggetto della sua passione. Non c’è dettaglio (le quattro del<br />

pomeriggio, il cielo terso dell’inverno, tutto quel bianco sfavillante, il cik-ciak<br />

della neve sotto le scarpe e lo stridio dei pattini sul ghiaccio) che non partecipi<br />

con fervore quasi religioso all’imbarazzante felicità da cui Lévin si sente<br />

invaso.<br />

Ed ecco invece come Balzac, in Papà Goriot, dà conto dell’emozione che<br />

anima il giovane Rastignac a un passo del primo grande trionfo sessuale: «Ci<br />

sono emozioni che non si incontrano due volte nella vita dei giovani. La prima<br />

donna veramente tale di cui si innamora un uomo, quella cioè che gli si<br />

mostra nello splendore degli attributi che la società parigina richiede, non ha<br />

mai rivali. L’amore com’è a Parigi, è del tutto diverso dagli altri amori».<br />

Anche qui, proprio come nella scena tolstoiana, c’è un’identificazione perfetta<br />

tra un ragazzo e il luogo di sogno in cui si è ritrovato. Se là c’era una pista di<br />

ghiaccio alle quattro di pomeriggio, qui c’è Parigi: la Parigi del faubourg<br />

Saint-Germain, la Parigi di Balzac.<br />

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